A tu per tu: Federico Firoldi ovvero creare e ri-creare

a tu per tu sonia

Oggi parliamo di ricreazione … no non quella che si fa a scuola tra una lezione e l’altra, anche se a dire il vero uno spuntino non ci starebbe per niente male.

a tu per tu sonia

Oggi parliamo di ricreazione … no non quella che si fa a scuola tra una lezione e l’altra, anche se a dire il vero uno spuntino non ci starebbe per niente male.

La ri-creazione a cui mi riferisco è di altro tipo. E’ la capacità di guardare un oggetto o nello specifico del nostro ambiente, un maglione, un vestito un po’ datati o un ordito che ha perso il suo scopo originario e … vedere altro; ad esempio può capitare che “vedi” dei sacchi di juta utilizzati per contenere il caffè trasformarsi magicamente in tendaggi. Ecco è proprio questa capacità “visionaria”, insieme al rispetto per l’ambiente e per il lavoro già svolto da altri che fa della ri-creazione un’arte.

Sono diversi i termini usati per questa tecnica: riuso (ce ne parla anche la nostra Michela Baronchelli nella sua rubrica ri-usiamo, riciclo, riutilizzo, refashion e diversi sono gli artisti che vi approdano, io però vorrei farvene conoscere uno in particolare.

Lui è un giovane refashionist di grande talento che fa di questa passione la sua attività. Si è formato rubando il mestiere alla mamma sarta confezionista nell’alta moda, cimentandosi sui cartamodelli di Burda (quelli che sembrano mappe del Cis viaggiare informati … avete presente?), armato di ago e filo provando e riprovando e spesso buttando tutto per poi ricominciare e migliorarsi.

ZERO PREGIUDIZI è il suo motto, sul genere, sulla taglia e soprattutto sui tessuti. Lui si chiama Federico Firoldi (https://www.federicofiroldi.it/) e ve lo presento.

piumino giallo

D: Buongiorno Federico, per prima cosa cominciamo con il conoscerci. Ci parli di te? Chi è Federico Firoldi?

R: Federico Firoldi è “un ragazzo” romano di 38 anni. Ex ballerino, ex costumista, con una parentesi da tatuatore e piercer (ormai solo per amici e parenti). Ufficialmente sono un Visual Merchandiser da oltre 15 anni e ora lavoro come responsabile Visual Merchandiser per un’azienda di moda femminile Romana, ufficiosamente sto portando avanti questo progetto personale, al quale tengo particolarmente e che mi ha portato qui. Vivo in pianta stabile a Roma dopo essermi trasferito in passato per lavoro, ho 2 figli di 15 e 13 anni e vivo con il mio compagno da 8 anni … ecco questo è Federico Firoldi!

D: Quando e come è nato il tuo amore per la moda? E come è avvenuta la tua formazione?

R: Mia madre, quando ero piccolo, lavorava nell’alta moda come sarta confezionista, per cui la mia infanzia è girata intorno a “Donna sotto le stelle”, “Vogue” e tulle, mi ricordo le giornate a casa a guardare mia madre cucire e a provare a farlo anche io … diciamo che questa è stata anche la mia formazione; non ho mai studiato come modellista o cose simili, ma nei momenti della mia vita in cui decidevo di voler cucire (e ce ne sono stati più di uno) mi mettevo lì e provavo. Ai tempi non c’erano i tutorial su youtube come adesso quindi pensavo, disegnavo, tagliavo, cucivo, buttavo via tutto e in casi veramente estremi, perché costava e perché per me era veramente stressante, compravo “Burda” e usavo i suoi cartamodelli. Vi ricordate come si ricavavano i cartamodelli da Burda??? Io uscivo pazzo!!!

La vera scuola però è stato il periodo in cui facevo il costumista; da ex ballerino, una volta creata una famiglia, sono rimasto nel mondo della danza facendo il costumista, ero arrivato ad avere 11 scuole di ballo e cucivo costumi dalla danza moderna al balletto passando per le danze caraibiche e i balli di gruppo … fino ai musical e li penso di aver usato tutti i tessuti possibili e immaginabili, di aver creato e sbagliato tanto e di aver messo nel bagaglio veramente tante informazioni che tutt’oggi mi sono utili anche nell’ambito del riciclo. Quello del ballo è un mondo strano!!!

Tutto quello che concerne invece stili, tendenze e vestibilità penso di aver imparato tutto dalla mia prima vera esperienza lavorativa come visual merchandiser in una delle più grandi multinazionali d’abbigliamento.

D: Quale è stata la scintilla che ti ha portato a fare moda riciclando materiali?

R: Partiamo dal presupposto che da sempre mi diverto a scucire, ricucire e reinventare i miei vestiti, ma diciamo che il lockdown di quest’anno è stata la vera scintilla. Ci siamo ritrovati io e il mio compagno a casa e dopo giorni, settimane, di puro ozio abbiamo cominciato ad impazzire e lì ho deciso di cominciare a cucire!!!

Sono sceso in cantina dove tengo ancora degli scarti di vecchie stoffe, ho preso la mia macchina da cucire e ho cominciato ad inventare. Ho foderato una poltrona, creato una spalliera da letto con un vecchio materasso che avevamo in cantina, cucito le tende con il loro runner in abbinato.

Poi è arrivato il momento del cambio stagione (diciamo anche un po’ forzato) e da lì è realmente partito tutto!!! Ho cominciato a cucire cose per me e vestiti da donna (che è la cosa che mi viene più facile) e poi è arrivata l’idea dello ZERO PREGIUDIZI!

logo

Magari pensavate ad una scintilla più profonda ma in realtà è partito tutto dall’ozio … anche se poi è arrivato il momento dei mega ritardi nei pagamenti, l’altro lavoro che non ripartiva e la necessità di avere altre entrate e tutto ha cominciato ad avere un vero senso! E’ stata l’idea giusta al momento giusto? Solo il tempo me lo dirà, ma sicuramente non può esserci cosa più attuale di quella del riciclo!

D: Come recuperi i tuoi materiali?

R: La mia idea è quella di poter unire l’utile al dilettevole, vorrei arrivare un giorno a riuscire a recuperare materiale a costo zero solo grazie alle donazioni o allo sgombro di appartamenti e cantine. Per ora faccio affidamento sul passaparola: amici, amici di amici … e così pian piano sono arrivate le prime buste di vestiti, poi tessuti per la casa e ancora vestiti. Inutile dire che a volte ho chiesto aiuto ai mercatini dell’usato (tipo quando ho deciso di fare la prima collezione NO WASTE NO GENDER NO SIZE

No Waste no Gender

Avevo delle idee in mente e avevo bisogno di alcune cose in particolare, per cui una volta recuperato dei pezzi dalle cose che avevo già ho fatto una lista, mi sono dato un budget e sono andato alla ricerca.

D: Quali sono i pro e i contro del recupero e riutilizzo?

R: I pro sono tanti, veramente. Innanzitutto sapere di fare qualcosa di buono per il nostro pianeta, che può sembrare banale ma è così, inoltre in questo periodo storico recuperare e riutilizzare può essere di grande aiuto! Ci sono tantissime cose oltre a vestiti e tessuti che le persone lasciano lì inutilizzate o buttano via e quello che mi piacerebbe trasmettere è che tutto può avere una seconda vita e invogliare magari altre persone a tirare fuori la loro immaginazione e creare.

Inoltre mi diverto da morire e mi dà tanta soddisfazione arrivare alla fine del progetto, mi fa piacere fare una cosa in cui sono bravo e che può essere utile (un po’ tutti vorrebbero lasciare qualcosa a questo mondo, ecco nel mio piccolo mi sembra di farlo) è bello e difficile allo stesso tempo avere davanti un capo confezionato e immaginarsi cosa può diventare … e potrei continuare all’infinito!!!

I contro per me sono solo 2:

1 – il lavoro che si trova dietro la creazione di un pezzo, lo stesso articolo creato con tessuti nuovi ha molto meno lavoro dietro! Anche se questa cosa a me piace tantissimo devo dire che dall’idea alla realizzazione il passo è veramente lungo, soprattutto perché a me non piace fare solo restyling ma cambiare completamente l’utilizzo di una cosa, come quando ho deciso di fare un piumino con un sacco a pelo che mi hanno regalato!!! Il difficile sta anche nel trasformare qualcosa, prettamente maschile o femminile in qualcosa di unisex, come ad esempio pizzi e tessuti leggeri.

2 – la difficoltà nel reperire il materiale, non tutti sono disposti a regalarti qualcosa che di fatto però non utilizzano.

Pub RICICLO

D: Moda sostenibile senza pregiudizio, questo è il tuo motto, ce lo spieghi?

R: Con piacere!

Ho notato che, almeno su instagram, siamo un milioooooooone di persone a fare riciclo creativo! Veramente tante! Impressionante! Per cui mi sono messo a pensare a cosa potevo fare di diverso dagli altri. Partiamo dal presupposto che un’infinità di volte nella mia vita ho comprato articoli da donna perché mi piacevano di più o mi stavano meglio, oppure ho pensato: perché questa cosa la fanno solo da donna? O addirittura ho comprato dei plaid e li ho usati come sciarpe, perché secondo me erano della misura giusta e tenevano più caldo!!! Da lì un colpo di genio … Mi sono messo su internet e ho cominciato a cercare tutto quello che mi veniva in mente sul riciclo creativo e voilà!

Ho trovato chi faceva capi taglia unica, ho trovato chi faceva capi unisex, ma non ho trovato nessuno che facesse le due cose insieme; da qui NO WASTE NO GENDER NO SIZE, capi provenienti da materiale riciclato, che si adattano a chiunque e con qualsiasi taglia! Inoltre raramente ho trovato chi con tessuti che non sono prettamente adatti all’abbigliamento creava capi unici e versatili, ed ecco il vero senso del SENZA PREGIUDIZIO! Perché non c’è il pregiudizio solo sull’abbigliamento ma anche sui tessuti!

Perché un tessuto usato per coprire le moto non può essere usato per fare un k-way? O perché con una tenda da sole non si può fare un trench o una borsa?

Faccio capi che per lo più piacciono a me, senza seguire delle regole precise, anche estremi, che mi immagino indossati sia da uomini che da donne, (e quando vedo qualcuno che li indossa l’emozione è immensa!) perché si possono adattare a chiunque senza pregiudizi perché sulla loro etichetta non c’è scritto che sono da uomo o da donna, né la taglia, né se sono fatti con una tenda da sole o altro!

D: Ma allora al di là dell’aspetto puramente tecnico, cosa scriverai sulla tua etichetta?

R: Se guardate il mio pc è pieno di frasi che ho buttato giù, da mettere nei post o da scrivere nei biglietti di ringraziamento dei miei clienti o sui chiudi-pacco e, tra tutte, quella che uso di più è: “Questo capo è unico come chi lo indossa!” Ecco, penso che questo possa racchiudere la mia idea di moda e potrebbe essere scritto sull’etichetta delle mie creazioni; chiunque scelga di indossare un mio capo o mi commissioni un lavoro, sa che come quel capo o quell’articolo commissionato non ce ne sono altri “al mondo” e su questo può starne certo perché anche se dovessero chiedermene uno uguale io non lo farei, ci sarà sempre un particolare, un tessuto, qualcosa di diverso che lo rende unico. Non faccio cartamodelli, proprio per questo motivo ricomincio tutto da capo ogni volta, di modo che non possa venire niente MAI uguale e che possa aggiungere sempre un dettaglio diverso! Questo processo vale dal cappotto fino alla tovaglietta americana che ho fatto uscire per Natale, me ne hanno chieste tante, ma neanche nei set che mi hanno commissionato potete trovare due tovagliette uguali!

D: Progetti futuri?

R: O sogni?

Come progetto per ora ho quello di continuare a creare dando nuova vita a capi usati e vecchi tessuti, che mi piace fare e che mi dà una grandissima soddisfazione personale!!!

Come sogno invece, Magari, gestire uno spazio dove le persone oltre a poter venire a comprare le mie creazioni, si possano fermare per un caffè, portarmi i loro tessuti o capi usati, fare richieste di cose specifiche da poter creare insieme … un modo per sensibilizzare più persone possibile a questo progetto facendo conoscere anche altre realtà come la mia con le quali mi piacerebbe collaborare (progetto già work in progress), un’idea che ho chiara nella testa ma che è difficile da spiegare perché può sembrare tutto e niente. Se succederà capirete!!!

Per ora comunque voglio concentrarmi sul qui e ora!

D: Quindi, se non ho capito male, il tuo progetto prevede un’interazione diretta con il cliente che insieme a te progetta il suo abito scegliendo tessuto, colore e stile. Mi sbaglio?

R: Si, la mia idea non è di creare capi per pochi “eletti” (che si tratti di capi troppo costosi oppure capi troppo unconventional), ma di creare una moda per tutti. Cosa c’è di meglio che sentire le esigenze del cliente per farlo? Soprattutto perché non siamo tutti uguali e ognuno ha esigenze diverse. Per ogni cosa che mi viene commissionata io mi confronto con il cliente dall’inizio alla fine: cosa vuole e che stile intende avere, per quale occasione, scelta dei tessuti e del colore; cerco ovviamente di metterci sempre del mio nel limite che il cliente possa accettare, affinché non sia mai qualcosa di “già visto”.

Certo vorrei creare una mia linea di capi ricondizionati, ma vorrei farlo nella convinzione di fare capi per molti, per questo l’obiettivo per ora è quello di ascoltare; tutto quello che trovate sullo store sono articoli che vengono da esigenze, articoli commissionati che poi ho riprodotto, articoli che ho sempre cercato ma non ho trovato, articoli che esistono già in commercio ma che sono proibitivi a livello di prezzo o articoli, non lo nego, che vengono da una mia elaborazione personale e che hanno trovato riscontro sui social o nei mercatini che mi diletto a fare.

Da qui il progetto, o il sogno, di quello spazio dedicato al brain storming e alla socializzazione che mi ispiri a creare sempre cose nuove e soprattutto cose di cui si ha necessità. Penso che l’ispirazione di un’artista (e scusate se in questo caso mi definisco tale) debba venire dalla strada (cit.) e che bisogna essere capaci di nuovo di saper scegliere, seguendo le mode e le tendenze ma trovando il modo di renderle accessibili, personali e sostenibili… ecco io vorrei essere esattamente il brand capace di fare questo!

E quindi una moda per tutti ma unica per ognuno. Una moda che guarda al rispetto per l’ambiente, all’attenzione per il portafoglio e soprattutto alla personalità di chi quel capo lo indossa.

Io ringrazio Federico per averci trasmesso il suo grande entusiasmo e la sua voglia di fare moda.

Ringrazio voi che leggete e vi lascio con un motto che ho inventato ora “Indossate capi unici come voi”.

Ciao alla prossima.

www.federicofiroldi.it
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Instagram: @federico_firoldi

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