GIRA LA MODA: KEEP CALM AND SHINE!

gira la moda

Vi siete accorti anche voi che da qualche anno a questa parte siamo stati invasi dalle paillettes?

Si trovano sui cuscini, sulle scarpe, sugli zaini, sulle agendine e, ovviamente, sui capi d’abbigliamento. E, come se non bastasse, hanno i due lati di colore diverso e con un solo gesto della mano il disegno che riproducono cambia! Detto tra noi… ci perderei delle ore a spostare le paillettes di qua e di là! Lo trovo estremamente rilassante.

Siccome sono peggio di un delfino curioso mi sono informata sulla provenienza di questi dischetti luccicanti e ho scoperto un sacco di cose interessanti. Mettetevi comodi che ve le racconto!

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Vi siete accorti anche voi che da qualche anno a questa parte siamo stati invasi dalle paillettes?

Si trovano sui cuscini, sulle scarpe, sugli zaini, sulle agendine e, ovviamente, sui capi d’abbigliamento. E, come se non bastasse, hanno i due lati di colore diverso e con un solo gesto della mano il disegno che riproducono cambia! Detto tra noi… ci perderei delle ore a spostare le paillettes di qua e di là! Lo trovo estremamente rilassante.

Siccome sono peggio di un delfino curioso mi sono informata sulla provenienza di questi dischetti luccicanti e ho scoperto un sacco di cose interessanti. Mettetevi comodi che ve le racconto!

Innanzitutto il termine “paillette” deriva dal francese paille= paglia e richiama le piccole pagliuzze o frange cucite sui vestiti. Secondo l’illustre sito di arte e cultura Smithsonian le prime tracce di paillettes furono ritrovate nientemeno che nella tomba del faraone Tutankhamon. I suoi vestimenti funebri infatti erano ricoperti di dischetti d’oro cuciti sulla stoffa e certamente rappresentavano il simbolo del lusso e della ricchezza.

Infatti, la parola inglese sequin, che indica i lustrini, deriva da zecchino, moneta veneziana diffusa a partire dal tredicesimo secolo. Anche la parola araba sikka significava “moneta”. Queste varianti furono largamente usate in Europa e nel Medio Oriente per secoli.

Cucire i dischetti d’oro agli abiti serviva per non perdere le monete, come ostentazione dello stato sociale in paesi come Egitto, India, Perù e, grazie al loro potere riflettente, venivano usati da alcune popolazioni nomadi dell’Asia per respingere gli spiriti malvagi.

 

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Più avanti nei secoli fu addirittura Leonardo da Vinci che ideò, nel suo Codice Atlantico, una macchina in grado di fabbricare i piccoli dischi metallici in serie. L’invenzione non fu mai realizzata ma questa notizia conferma la mia idea sul genio toscano: era troppo avanti!!

 

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Le paillettes furono molto popolari negli abiti di corte e della nobiltà a partire dal primo quarto del diciassettesimo secolo, ne è esempio la giacca lavorata con 10.000 paillettes cucite a mano da 200 artigiani, riprodotta nel 2009 da Plimoth Plantation e conservata nella collezione di Victoria and Albert Museum di Londra. Qui trovate un approfondimento a riguardo.

 

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Arrivando al ventesimo secolo ritroviamo le paillettes sugli abiti da sera di donne facoltose e attrici teatrali degli anni ’30. C’è voglia di femminilità e anche tra la gente comune si sente il bisogno di sognare ed emulare i bei vestiti delle dive Ida Lupino (nella foto sotto), Loretta Young e Joan Fontaine.

 

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 Siccome il metallo era pesante, a volte, quelle piccole squame cucite con pazienza, erano fatte con la gelatina animale, per cui stingevano con l'umidità, si scioglievano dove posava la mano il cavaliere con cui si ballava, scivolavano via con la pioggia. Con gli anni ‘50 e ‘60 arrivò la cellulosa per la pellicola da film e l’idea di farci anche le paillettes non venne a un sarto ma allo sceneggiatore Herbert Lieberman, che ne intuì la resa scenica. Tuttavia erano molto fragili e quando la famosa azienda DuPont inventò il Mylar, una fibra flessibile e resistente ai lavaggi, la cellulosa (che era anche infiammabile) venne abbandonata.

Non fu la soluzione definitiva: in seguito si deciderà di sacrificare un po’ di lucentezza a favore della durata e della praticità. Le paillettes diventano di plastica e sono così meno complicate, meno costose, più abbordabili. Lontane anni luce dalle loro antenate che stingevano.

Negli anni ‘60 diventeranno di uso più comune, non necessariamente aristocratico, ma in grado di tirare fuori la diva che c’è in ogni donna. Con gli anni ‘70 atterrano anche sui corpi maschili. Inaspettatamente, tutto ciò che luccica diventa il simbolo della rivolta contro la noiosa seriosità del sistema. 

Tra i personaggi famosi che hanno fatto largo uso di paillettes negli anni ’80 ci sono David Bowie, Freddy Mercury, Michael Jackson ed Elton John, e hanno portato le paillettes alla ribalta in modo definitivo.

 

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Da allora ai giorni nostri questi dischetti luccicanti fanno parte della vita di tutti i giorni e non sono destinati solo ad abiti da sera ma si usano anche per il giorno. Tutti gli stilisti di moda li hanno inseriti nelle loro collezioni di quest’anno, che sono state, inutile dirlo, più brillanti che mai. Vi consiglio di indossare gli occhiali da sole prima di guardare le prossime foto!

 

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Livia Crispoliti, storica del tessuto e del design tessile, docente presso l'Accademia di Brera a Milano, spiega questa tendenza dicendo che le paillettes sono un vettore luminoso che permette di uscire da una realtà difficile o comunque avversa. Sono un mezzo veloce per illuminare la quotidianità trasportandoci in un mondo di sogno.

E siccome sognare non costa nulla, tutti abbiamo diritto alla nostra dose di brillantezza. Dopo queste perle di saggezza vi saluto e vi raccomando…let’s shine!

Luisa Baccellieri

 

Bibliografia

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