CROMOTERAPAZZIA: L'ESTASI DELL'ORO – prima parte

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[Omero,] i cui personaggi non sono altro che gli archetipi degli eroi del West.

Ettore, Achille, Agamennone non sono altro che gli sceriffi, i pistoleri e i fuorilegge dell'antichità.

(Sergio Leone)

Si può dire che stavolta prima è venuto il titolo, e poi l'articolo (il perché si troverà alla fine della seconda parte, nella prima Bonus Track).

E il taglio da dare all'articolo l'ha deciso la citazione iniziale (che praticamente è come se mi avesse trovato lei, nonostante fossi io quella in cerca).

Sono un'amante dell'Antica Grecia, e vedere accostate due realtà che mai avrei pensato avessero qualcosa in comune è stata la scintilla di una riflessione che è partita dal rapporto con l'oro di queste due realtà, ha fatto tappa sul bagaglio di usi-costumi-significati che si porta appresso l'oro, infine è approdata sul rendersi conto di come l'oro sia considerato sì causa ma anche cura di mali.

 

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A peso d'oro

La corsa all'oro è avvenuta alla fine del 1800 (più precisamente tra il 1896 e il 1899), ma la febbre dell'oro bruciava già all'epoca dei cowboy e del Vecchio West, essendosi accesa ancora prima nell'Antica Grecia (che ne svelò magistralmente luci e ombre tramite miti e leggende legati a personaggi famosi già all'epoca).

Basti pensare a Re Mida, celebre per aver ricevuto da Dioniso il dono di rendere oro tutto quello che toccava: si rese conto che la sua enorme cupidigia l'avrebbe portato alla morte, e arrivò a supplicare la divinità che il dono gli venisse tolto.

Oppure il Re Creso, suo discendente: anch'egli aveva fama di tramutare in oro tutto ciò che toccava, ma probabilmente per il fatto che fu il primo a coniare delle monete primitive (erano pezzi d'oro con il marchio del regno di Lidia).

Questa novità ebbe molteplici conseguenze: le monete rendevano più facili gli scambi commerciali, essendo piccole potevano essere facilmente accumulabili (e nascondibili), e infine il loro valore commerciale divenne gradualmente superiore al valore stesso del metallo servito per coniarle. Creso si arricchì così tanto che il suo nome passò ad indicare una persona ricchissima per antonomasia.

Dicevamo... La fame d'oro non si è mai saziata, arrivando a esplodere in vera e propria febbre nel XIX secolo: prima con la costante e spregiudicata caccia all'oro messa in atto dai banditi (assalti alle diligenze, assalti ai treni, rapine e addirittura profanazione di cimiteri), poi con la corsa all'oro di fine secolo (attività raramente redditizia, poiché il rapporto tra pericolo, fatica fisica e estrazioni realmente cospicue è sempre stato decisamente sfavorevole).

Nelle storie che si tramandano, la ricerca spasmodica e spregiudicata dell'oro ha comunque sempre avuto tre contrappesi: la precarietà dell'esistenza, la morte, una vita agiata e tranquilla. E il terzo non è mai stato il più pesante.

 

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L'OroElogio

Più che un materiale, si può dire che l'oro sia una metafora e un simbolo.

E' il metallo che più di tutti rende all'occhio umano la sensazione della luce, così tanto da passare a simboleggiarla; la luce è considerata una delle manifestazioni divine, e di conseguenza ecco come l'oro è diventato metafora della divinità stessa.

E' diventato simbolo nel momento in cui l'arte sacra l'ha adottato come “colore” per rappresentare fisicamente la divinità stessa, per significarne la presenza senza raffigurarla direttamente, o per dare maggiore enfasi alle sue qualità senza additarle in maniera specifica.

Invece, in modo molto meno mistico, molti imperatori romani lo utilizzavano per tingersi i capelli d’oro e quindi affermare il proprio potere.

Per i Faraoni, invece, era simbolo soprattutto dell'eternità, ma con una doppia valenza: rappresentava sia la loro gloria personale e la durata nel tempo del loro popolo, sia le proprie luce spirituale, vita eterna e reincarnazione. Non a caso, i sarcofaghi e i corredi funebri erano spesso decorati (se non realizzati) in oro, affinché il prezioso metallo dalle prerogative divine potesse accompagnare il defunto nella sua ascesa verso la divinità.

In realtà gli Egizi non furono gli unici ad associare il concetto di divinità all'oro; questo perché, proprio in virtù della sua inalterabilità chimica, è sempre stato considerato l'unico materiale realmente eterno, di conseguenza l'unico degno di essere associato ai concetti di eternità e incorruttibilità divina (a proposito del rapporto tra il potere, il divino e l'oro, trovate una chicca mooolto nerd nella seconda Bonus Track).

La sua capacità di resistere e di non mutare nel tempo è anche ciò che gli ha consentito di diventare il materiale preferito per rappresentare degnamente in un oggetto quello che è il significato del pegno d'amore più famoso al mondo: le fedi nuziali.

 

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Croce e delizia: il malanno e la cura

Il rovescio della medaglia del desiderio di oro è la tendenza a tirare fuori ed esacerbare i nostri istinti peggiori: avidità, invidia, avarizia.

E allora come ha fatto l'oro a trasformare questa negatività in modo che diventassero punti di forza?

Ogni rovescio della medaglia ha (per fortuna) il suo diritto.

Facciamo un passo indietro: il giallo oro evocherebbe il sole, capace di trasmettere calore, vitalità, movimento e forza rigeneratrice.

In virtù di questo, in Cromoterapia si ritiene che (tra le altre cose) il color oro aiuti a combattere gli stati depressivi e a uscire dall'incertezza, supportando la nostra meravigliosamente complicata mente ad acquistare forza. In questo modo, una mente sgombra ed energica è in grado di sbloccare le proprie potenzialità, aprire al cambiamento e favorire la crescita personale.

In pratica, si lavora per sostituire il mero accumulo con il concetto di ampliamento volto al miglioramento.

Esiste persino un composto a base di oro che viene usato in omeopatia come supporto alle cure in caso di alcune patologie legate alla circolazione e alla depressione (tengo a specificare che non si tratta di un suggerimento terapeutico o di una presa di parte, ma di un'informazione scovata mentre facevo ricerche per questo articolo).

...ma siccome il buonumore ogni tanto passa anche per la panza (gnam gnam), per non farsi mancare niente l'oro viene usato anche per allietarci in ambito alimentare come decorazione preziosa.

Spoiler: l'oro alimentare non ha sapore, in compenso ne ha il Suggerimento nr.3, che per l'occasione non riguarderà niente di tessile.

 

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Finisce qui la prima parte, alla prossima per la seconda, nel frattempo... Ciao neh!

Bea :-)

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