Da quando sono diventata un’ uncinettatrice seriale ho modificato anche qualche tratto del mio stile di vita, direi che sono diventata un poco green.
Nel quotidiano ho sempre fatto la raccolta differenziata ma da qualche anno cerco di fare scelte un po’ più rispettose dell’ambiente; riciclo e riuso tutto quel che posso, mi sposto in bicicletta e sto imparando ad utilizzare i mezzi pubblici. Queste ultime due scelte mi stanno insegnando a prendere la vita con calma.
Io, sempre di corsa, preoccupata di non riuscire a fare tutto, sto iniziando a capire che è meglio fare una cosa in meno, ma farla bene, sto imparando a dare il giusto peso ad ogni attimo.
Questo non vuol dire fare poco, vuol dire pensare, costruire, creare qualcosa di originale.
Lavorare a mano consente di realizzare ogni volta un capo unico, che non sarà mai uguale ad un altro.
La mia fantasia abbraccia così la tradizione, la voglia di sperimentare si affianca alle tecniche classiche e con uncinetto, ago e filo e a volte la macchina da cucire, la lana, il cotone, il tessuto si combinano in maniera sempre diversa e da delle coperte può nascere un abito
Indossarlo non è proprio usuale e forse nemmeno comodo questo è certo, però magari per una serata alternativa ;-)
Il mio prossimo “capo lento” partirà proprio da qui e sarà magari un po’ più indossabile…forse…
Per realizzarlo utilizzerò il copriletto della mamma della mia carissima amica Cilia, una tra le persone più laboriose che io abbia mai incontrato
due rocche di filo riciclato salvato dalla discarica e l’uncinetto il mio strumento di lavoro preferito.
La mia compagna di avventure sarà Vianne, il manichino a cui ho dato il nome della protagonista di uno dei film che più mi piacciono che parla di un’altra mia passione, il cioccolato (Chocolat con Juliette Binoche).
La canotta indossata è realizzata con 6 tovaglioli cuciti a macchina e rifiniti con una vecchia bordura all’uncinetto cucita a mano ad ago; la gonna è un grande telo di lino blu trovato in un baule in una soffitta, a cui ho fatto tre cuciture, una per chiuderlo in cerchio, una per l’orlo sul fondo e un’altra per fare la cintura nella quale ho infilato l’elastico per il giro vita.
Da ultimo, ma non per questo meno importante, sarà mio complice il tempo, che non misurerò in ore e minuti, ma in trasformazione.
Io sono pronta per creare e voi cosa riciclerete per dare forma al tempo?
Il titolo è una frase di M. Athsuler
La foto dell’orologio è di aforisticamente.com