A tu per tu: Maria Lai - Tenendo per mano il sole

a tu per tu sonia

“Ciao Phil” (ndr Phil è il navigatore della spider che uso in sogno per i viaggi nel tempo … è un po’ scontroso, ma tanto efficente)
“Ciao ce l’hai fatta sono due ore che aspetto!!”
“E dai davano un film con Matt Damon in televisione, mica me lo potevo perdere!”
“Vabbè tanto vuoi sempre avere ragione tu, dai muoviti!!!”
“Eccomi sono pronta, dove ti porto?”

“Stavolta andiamo in Sardegna a trovare una grande e poliedrica artista. Si chiama Maria Lai ed è nata ad Ulassai nel 1919. Fin da bambina durante il soggiorno dagli zii in campagna sviluppa il suo talento artistico scoprendo l’attitudine al disegno. Malgrado la terra aspra in cui è nata, il particolare periodo storico e la vita contrassegnata da lutti e dolori, avrà sempre uno sguardo attento, curioso e sorpreso verso tutto ciò che si può trovare di bello nella natura e nell’animo umano, nonostante le avversità e l’ostilità che ci circonda”.

“E poi?”
“E poi ti fermi, parcheggi e vai ad incontrarla. Le ho già detto chi sei e ti sta aspettando per l’intervista”.
Ok e quindi eccomi qui, di fronte a questa donna piccolina con uno sguardo dolcissimo che mi accoglie con molto affetto come se fossi una parente.

maria lai 00

Cominciamo:
D. Buongiorno Maria cominciamo con il conoscerci, ci parli un po’ di lei, chi è Maria Lai?

R. Buongiorno, sono una capretta ansiosa di precipizi, almeno così mi chiamava mio padre (mi dice accennando un sorriso). Lui mi ha sempre lasciata libera senza mai impormi la sua volontà, ma era preoccupato per la costante ansia che ho sempre avuto nel rapportarmi con l’ambiente e il prossimo. Un’ansia che mi portava ad essere sempre curiosa e a stupirmi del posto in cui vivevo e delle attività quotidiane che venivano svolte, attività che riproducevo molto seriamente nei miei giochi e ad un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte.

D. In che senso giocava con serietà?

R. Quando ero bambina, a causa della mia salute delicata, andai a stare dagli zii in campagna e lì ho scoperto la mia attitudine al disegno ma anche alla manipolazione, come ho già detto prima ero sempre attenta a come girava il mondo intorno a me, ai gesti quotidiani delle persone, che poi ho riprodotto in opere che potessero raccontare il significato di comunicazione, condivisione e coesione che quei gesti rappresentavano.

D. Ci può parlare della sua formazione e del percorso artistico?

R. Da piccola durante il soggiorno dagli zii rimasi completamente isolata non potendo frequentare le scuole elementari e medie, fino a quando nel 1933, dopo la morte di mia sorella Cornelia, la mia vita purtroppo è stata funestata dalla perdita prematura dei miei fratelli, entrai come modella nella bottega dello scultore Francesco Ciusa, dove si respirava la magica atmosfera del mondo dell'arte dalla quale rimasi profondamente colpita. A questo punto i miei genitori decisero di iscrivermi alle scuole secondarie a Cagliari e lì ebbi la fortuna di incontrare il maestro Salvatore Cambosu (noto insegnante, scrittore, giornalista e cugino di Grazia Deledda), che mi insegnò non solo l'italiano e le materie canoniche, ma soprattutto il latino, le poesie e il “valore del ritmo delle parole che portano al silenzio”.

D. Ci spieghi meglio

R. Non importa se subito non capisci il senso delle parole, segui il ritmo e loro stesse ti porteranno al significato.

D. È a questo punto che decide di intraprendere definitivamente la carriera artistica?

R. Si e fu un bene perché ho avuto l'occasione di conoscere e fare amicizia con tanti grandi artisti. Nel 1939 mi trasferii a Roma per iscrivermi al liceo artistico, dove ho avuto come maestri gli scultori Angelo Prini e Marino Mazzacurati. Finito il liceo mi sono trasferita a Verona e poi, non potendo tornare in Sardegna a causa della guerra, a Venezia dove presso l'Accademia delle Belle Arti seguii un corso di scultura degli artisti Alberto Viani e Arturo Martini. Quest’ultimo, che in quel momento stava attraversando una crisi poetica, non mi vedeva molto di buon occhio in quanto donna. In ogni caso continuai il mio percorso fino a trovare anche qui il “ritmo della scultura”. La mia vita comunque è sempre stata un continuo viaggiare, nel 1945 mi trasferii in Sardegna a Cagliari, per insegnare disegno sia nelle scuole della città che in quelle dei paesi vicini, per circa 10 anni fino a quando nel 1954 partii per Roma dove nel 1957 ci fu la mia prima mostra di disegni presso la Galleria dell’obelisco” di Irene Brin.

D. Quindi a quel punto la sua carriera prende il via.

R. In realtà subisce una battuta di arresto perché rimasi colpita da una profonda crisi artistica che durò per tutti gli anni sessanta, ma fu anche un periodo di svolta perché conobbi lo scrittore Giuseppe Dessì, mio conterraneo e dirimpettaio della casa di Roma. Attraverso i suoi scritti ho riscoperto il senso dei miti e delle leggende della mia terra e l’importanza e il privilegio della mia origine sarda. Così cominciai ad interessarmi alle nuove correnti emergenti come “l’Arte Povera” e “l’Informale” e mi resi conto che gli oggetti di uso quotidiano ci raccontano storie antiche della vita di chi li ha creati che vogliono essere tramandate.

02 Maria Lai Il muro del groviglio Maria Lai 2004

D. Gli oggetti quindi ci parlano e tutte le sue magnifiche opere sussurrano leggende straordinarie, ma cosa raccontano ad esempio i “Pani” o “I Telai” o ancora “I Libri cuciti”?

R. Al di là di quanto abbiamo detto finora, si può dire che la mia prima accademia l'ho frequentata con le donne che facevano il pane a casa mia ed era bellissimo vedere come ogni porzione di pasta si formasse da se come se avesse vita propria. Ho girato l'Italia e il mondo, ma la “mia” Sardegna con la sua aria densa di storie antiche è sempre stata la principale fonte di ispirazione. Storie che le stesse donne raccontavano mentre lavoravano al telaio o cucivano ed insieme ai fili e ai tessuti intrecciavano e legavano sensazioni ed emozioni.

D. E ancora il filo è protagonista anche in “Legarsi alla Montagna” Perché e come nasce questo progetto?

R. Legarsi alla montagna nasce alla fine degli anni settanta dalla richiesta del sindaco di Ulassai, che mi commissionò un monumento ai caduti. A me però non andava di commemorare i morti, ma piuttosto di celebrare i vivi. Mi ricordai dell'antica leggenda de “Sa rutta de is'antigus – La grotta degli antichi” che ha origine da un fatto realmente accaduto e narra di una bambina che sorpresa dal temporale mentre portava da mangiare ai pastori, si rifugiò con loro in una grotta. Ad un certo punto vide svolazzare fuori un nastro azzurro portato dal vento e spinta dalla curiosità uscì dalla grotta per andare a prenderlo. A quel punto dalla montagna si staccò un costone di roccia che andò ad ostruire l’entrata della grotta uccidendo i pastori che erano rimasti dentro, mentre la bambina si salvò.

Ecco per me quel nastro era l'arte e la bellezza e l'arte anche se apparentemente inutili, ci salvano la vita.
Partendo da questo fatto decisi di “legare” tutto il paese, persone, porte, vie, case con un nastro celeste come il cielo.

Non fu un'impresa facile perché la proposta risvegliò antichi rancori tra i paesani. Le trattative durarono circa un anno e mezzo e alla fine si arrivò ad un accordo. Si decise che dove le famiglie erano amiche sarebbe stato legato al nastro il nostro tipico pane pintau, in segno di convivialità; mentre dove c'era rivalità sarebbe stato fatto un nodo per determinare il confine. Stabilito il tutto il progetto prende il via e per tre giorni non si vide altro che 27 km di nastro celeste, che passando di mano in mano di tutti gli abitanti legò tutto il paese e poi, grazie all'aiuto degli scalatori che con il nastro salirono sul monte Gedili, il più alto di Ulassai, l'8 settembre 1981 il Paese si legò alla montagna. Uomini, donne, bambini, anziani tutti parteciparono e vollero essere parte attiva del progetto dando vita a un grandioso gesto di condivisione.

D. Maria siamo arrivati alla fine di questo nostro incontro. Io la ringrazio per avermi raccontato la sua splendida storia e le chiedo: può mandare un messaggio ai nostri amici?

R. Io ringrazio voi per avermi dato ancora modo di parlare di arte e vi lascio con questo pensiero “L’uomo ha bisogno di mettere insieme il visibile e l'invisibile, perciò elabora fiabe, leggende, feste, canti, arte”

Bene amici, il viaggio è finito, Maria Lai è scomparsa nel 2013 a Cardedu un paesino della “sua” Sardegna, ma ha lasciato un patrimonio immenso di opere esposte in molti luoghi sia in Italia come la già citata Galleria dell’Obelisco a Roma, la Biennale di Venezia, Palazzo Pitti a Firenze, Documenta 14 ad Atene. E’ un patrimonio davvero immenso e sarebbe troppo lungo citare qui tutte le esposizioni, però potrete ammirare le sue opere ai seguenti siti:

www.archiviomarialai.com
www.stazionedellarte.com
https://youtu.be/0rVoN64Fz-o (cortometraggio su legarsi alla montagna)

O, vi auguro, direttamente sul territorio di persona.

Ad ottobre del 2013, pochi mesi dopo la sua morte è stato tenuto un convegno in suo onore presso la Camera dei Deputati nella sala della Regina di Palazzo Montecitorio a Roma con un saluto della presidente della camera Laura Boldrini e Intervento introduttivo di Caterina Pes, segretario Presidenza della Camera, potete vederlo qui.

Infine nel 2019 è stato celebrato il centenario dalla nascita con moltissime mostre sia in Italia che all’estero soprattutto in Francia.
Io ringrazio Phil, che sta già pensando al prossimo viaggio, voi che leggete e ...

Driiiiin!!!!! Buongiorno ehm … ciao alla prossima.

Maria Lai opere foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto Maria Lai opere e foto

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