QUESTIONE DI FILI: KNITFULLNESS 2 PARTE

questione di fili

Spesso si dice “ciò che non ammazza ingrassa”, infatti mi son trovata ingrassata e depressa dopo essere stata costretta a letto da un intervento alle gambe.
Riprendere in mano l’uncinetto mi ha aiutato a capire che era ora di fare qualcosa, di muovere almeno la mente, sperando successivamente di muovere anche il corpo. La creatività è un ottimo antidepressivo, almeno per me.

In questo tipo di situazioni cerco sempre di lasciarmi ispirare dagli innumerevoli giornali e libri accumulati nel corso degli anni, per poi partire con un progetto, che è sempre un’avventura …Tutto il resto arriva di seguito.. una amica ti viene a trovare, vede il tuo lavoro e le piace… una foto su FB per condividere questa piccola gioia e nuove idee già si fanno strada nella mente.
Ecco che si riprende a vivere e si esce dall’apatia.

Ma già all’età di 6 anni, grazie ad una broncopolmonite, avevo scoperto la mia passione per l’uncinetto, con una lunghissima catenella che percorreva tutta la mia camera ed il corridoio, per arrivare fino al letto di mia madre, così da potermi sentire meno sola ed impaurita.

Quindi posso dire con tranquillità che l’uncinetto è sempre stato il mio compagno, in salute e malattia, molto più di un marito (ihihih).

Già nella prima parte di questo articolo abbiamo parlato col Dott. Antonio Maulà, psicologo e psicoterapeuta, dei vari benefici che la maglia produce.
In questa seconda parte approfondiremo l’argomento, dando anche qualche spunto per realizzare lavori a maglia o uncinetto adeguati ad esse.

C: Dott. Maulà, nella scorsa occasione abbiamo chiacchierato un poco circa gli aspetti di benessere ottenibili o collegabili al lavoro a maglia. Ora le chiederei di entrare un poco di più nel dettaglio ed ipotizzare, per ogni fascia di età, le possibili applicazioni terapeutiche di questa attività ricreativa?

M: Ancor prima di pensare alle possibili indicazioni della maglia finalizzate al benessere, la mia formazione da terapeuta mi ispira una riflessione che potrebbe essere fraintesa nelle intenzioni, ma che ritengo comunque importante portare alla vostra attenzione. Rispetto ai bambini e agli adolescenti, dobbiamo considerare questa tecnica una pratica prettamente (o prevalentemente) femminile, oppure indifferentemente associabile, senza pregiudizi e riserve, anche al genere maschile?

Prima che qualcuno di voi ceda alla tentazione di cominciare ad insultarmi, sgombero subito il campo dagli equivoci, chiarendo che nelle mie riflessioni non vi è alcun intento sessista e/o discriminatorio. Tutt’altro.

Semplicemente mi preme sottolineare che il mio lavoro mi pone quotidianamente in contatto con le paure, i pregiudizi e gli stereotipi della nostra società e che, pertanto, non mi sorprenderei affatto se un hobby innocente come questo, in contesti poco inclini ad accettare il cambiamento e l’innovazione (uso un eufemismo per evitare di dire di peggio), divenisse il pretesto per alimentare episodi di bullismo o discriminazione.
Dato che stiamo discutendo di strategie tese a favorire il benessere mi sembra pertanto utile esprimere questa sottolineatura, con l’unico fine di suggerire una costante attenzione alle caratteristiche del contesto in cui si propongono ai ragazzi attività ricreative che la nostra cultura non ha ancora correttamente “sdoganato”.

Si tratta ad ogni modo di un argomento assai complesso, che coinvolge aspetti di natura sociologica ed antropologica, ancora prima che psicologica. Chiudo pertanto qui questa parentesi, lasciando tuttavia uno spazio alla possibilità di approfondire la tematica, qualora l’argomento risultasse di particolare interesse.

L’INFANZIA

Se penso ai più piccoli, posso immaginare, credo a ragione, che la passione per il lavoro a maglia venga solitamente trasmessa loro da un genitore, spesso la madre, in una modalità che si caratterizza più come un “gioco condiviso” che come un vero e proprio hobby. In tale modalità, pertanto, l’apprendimento dei primi rudimenti risulta assai più importante per il rapporto relazionale/affettivo all’interno del quale matura, piuttosto che per i risultati ottenuti.

Ciò in quanto si configura a pieno titolo come una esperienza relazionale positiva in grado, al pari di altre situazioni di gioco condiviso, di nutrire la crescita psicologica ed affettiva del bambino, con ricadute positive sulla crescita dell’autostima e della fiducia nel prossimo.

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Un lavoro molto carino da fare insieme ai bambini è una coperta composta da tante piastrelle di vari colori. Non importa che sia precisa nell’esecuzione, anzi, sarà bellissimo scaldarsi insieme sul divano con questo capolavoro di complicità.

La partecipazione può essere estesa anche a zii ed amici, in modo da trasformarla in una coperta a più mani.
Nel link sottostante la coperta di Ron Weasley, uno dei protagonisti del film Harry Potter, con spiegazione gratuita. https://www.ravelry.com/patterns/library/the-ron-weasley-blanket-by-penguineer

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L’ADOLESCENZA

Per ciò che riguarda invece i più grandicelli, intendendo con ciò i preadolescenti e gli adolescenti, ipotizzerei la possibilità di un utilizzo terapeutico del lavoro a maglia in presenza di una diagnosi di A.D.H.D1, un disturbo dell’attenzione e dell’autocontrollo sempre più presente in tale fascia di età.

Non mi dilungo troppo sulle caratteristiche della patologia, se non per sottolineare che i ragazzi di oggi, bersagliati nella quotidianità da una miriade di stimoli iperattivanti (si pensi all’utilizzo smodato di internet, TV e videogames), faticano a fermarsi a pensare o anche solo a rallentare il ritmo delle loro frenetiche attività. Rispetto a questo, pertanto, mi verrebbe da pensare che l’attività del crochet o della maglia, metodica, lenta, ma che richiede un’attenzione focalizzata sul compito, potrebbe contribuire ad “abbassare” il livello di attivazione di chi è costantemente in allerta, favorendo così un maggiore benessere nella quotidianità.

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Un cappellino semplice ma molto modaiolo, eseguibile sia in versione invernale che estiva, può essere un lavoro adatto a questa età. La spiegazione è gratuita e disponibile anche in italiano. https://www.ravelry.com/patterns/library/felicity

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L’ETA’ ADULTA

Non mi dilungo troppo rispetto a ciò che riguarda gli adulti, dato che questi, in virtù della maturità che li caratterizza (o che li dovrebbe caratterizzare), hanno la possibilità di decidere autonomamente quale opportunità di benessere stimolare attraverso il lavoro a maglia.

Ne abbiamo accennato nella precedente occasione, indicando che si può decidere di utilizzarlo come metodo di rilassamento, per prevenire e/o abbassare lo stress, oppure come canale di sfogo della propria creatività oppure ancora, perché no, per entrambi i fini di cui sopra. Sono tutte evenienze in grado di alimentare nell’adulto un maggior benessere e non credo sia pertanto necessario aggiungere altro.

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Un lavoro molto rilassante ad uncinetto consiste nel fare una lunghissima catenella ed avvolgerla a cerchio, formando uno scaldacollo. Successivamente si può aggiungere un tubolare fatto con il tricotin, come potete vedere in foto.

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LA TERZA ETA’

Rispetto agli anziani, infine, distinguerei le opportunità in base al livello di funzionamento cognitivo di chi si applica nel lavoro a maglia. In particolare, in presenza di un funzionamento “normale”, riferibile all’anziano privo di problematiche neurodegenerative o demenze, individuerei nuovamente gli effetti benefici della maglia principalmente nella possibilità di socializzazione e nell’opportunità di esprimere la propria creatività.

Diversa è invece la situazione dell’anziano affetto da demenza o malattie neurodegenerative, patologie che compromettono progressivamente la cosiddetta memoria dichiarativa, deputata alla conservazione dei ricordi a lungo termine, preservando tuttavia la memoria procedurale, a sua volta deputata all’esecuzione di azioni e competenze di carattere pratico che divengono automatiche attraverso la ripetizione. Ciò significa, ad esempio, che anche un anziano affetto da Alzheimer, che ha imparato nel corso degli anni a lavorare a maglia, conserva tale abilità anche nella fase avanzata della patologia, caratterizzata da crescente agitazione e deterioramento cognitivo grave.

Mi piace pertanto sottolineare che gli studi recenti sottolineano che tutte le attività che coinvolgono la memoria procedurale, nel nostro caso specifico il lavoro a maglia, hanno il potenziale di migliorare la qualità della vita del malato e di smorzarne le espressioni comportamentali più accese.

Chi non ricorda lo scialletto della nonna? Con un filato autorigante potete confezionarne una versione moderna, chiusa con un bel nastro in tinta o con un bottone-gioiello. Nel link qui sotto la spiegazione in italiano:
http://creacucina.blogspot.com/2012/10/lo-scialletto-della-nonna.html

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