A tu per tu: 4 chiacchiere con Simone Villa

a tu per tu sonia

Express yourself” e cioè esprimi te stesso, la tua personalità; fallo in piena libertà e possibilmente divertendoti. Solo così si può acquisire fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, mostrando al mondo il proprio essere unici senza farsi condizionare da stereotipi e cliché prestabiliti.

Questo naturalmente vale per ogni aspetto della persona che si rapporta con la vita, ma nello specifico vorrei parlare dell’abbigliamento, perché si sa, l’immagine è il biglietto da visita che ci presenta al mondo.

Tutto questo lo sa bene Simone Villa, sarto eclettico che coniuga alla perfezione la necessità di coprire il corpo con la voglia di farlo indossando abiti destrutturati e divertenti fatti per la personalità di chi decide di portarli.

 

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Ebbene si è proprio di lui che vi voglio parlare in questo articolo, il nostro caporedattore Simone Villa.

Ma andiamo con ordine, Simone nel 2002 trasferendosi a Verona dall’hinterland milanese ha aperto la sua prima bottega Riot Clothing Space, qui dando sfogo alla fantasia e alla voglia di condividere, oltre a creare mise rivolte alla sostenibilità e influenzate da costumi e culture di altri paesi, organizzava incontri per dare lezioni di lavoro a maglia, che inevitabilmente si trasformavano in momenti di convivialità e socializzazione.

Tutto questo però, dal 31 ottobre scorso è cambiato completamente perché Simone ha deciso di rifare il look alla sua attività, con uno sguardo al “Club Couture” e quindi ai capi ispirati alla vita notturna.

Io intanto approfittando della sua disponibilità e cortesia l'ho incontrato per farmi spiegare tutto meglio.

 

Cominciamo con il conoscerlo:

D: Ciao Simone parlaci un po’ di te, chi è Simone Villa?

Domanda difficile per un nato sotto il segno dei Gemelli, si dice abbiano una doppia personalità, e direi che posso confermarlo. Cerco di essere stringato, nel limite del possibile.

Da bambino sognavo di fare il prestigiatore, ho sempre avuto una predisposizione per le arti ma per disposizione geografica sono finito a fare una scuola sperimentale per geometri, molto incentrata sul design di interni. Ma gli studi tecnici, non sono stati buttati via.

Poi ho studiato fashion design presso l’Istituto Marangoni di Milano dove ho imparato a fare confluire le mie idee folli in un prodotto; dallo sviluppare il mio fare ricerca alla realizzazione dei capi che disegnavo (p.s. volevano bocciarmi all’esame di disegno.. sono una capra a mano libera, tutt’ora).

Ho avuto modo, una volta finito il mio percorso di studi, di lavorare presso l’ufficio stile di uno dei grandi stilisti italiani che ha avuto un grande successo negli anni 80, Giorgio Correggiari. Lui ha visto immediatamente il mio potenziale creativo e mi ha messo a “paciugare” fra tessuti e macchine di stampa, nella soffitta del suo spazio; a rovistare nel suo archivio e cercare di rinnovare le sue vecchie idee.

Poi ho lavorato sugli accessori (borse e zaini per lo più) dove ho ripescato il disegno tecnico, progettavo e disegnavo borse in scala reale in 3D a mano, con squadre e righelli; successivamente un progetto di sportswear e l’ultima esperienza aziendale come uomo prodotto per una linea di abbigliamento uomo.

Insomma ho messo le mani in pasta in quasi tutte le categorie merceologiche del sistema moda, fino appunto a mettermi in proprio.

Che altro dire di me? Colore preferito: verde mela. Genere film/libro preferito: Fantasy. Cibo: pizza e sushi. Gatto o Cane: assolutamente cane!

 

 

D: Hai fatto il “vestito” nuovo alla tua attività, ci parli di questa evoluzione?

Nell’ultimo anno ho avuto modo di collaborare con Hard Ton, un duo musicale composto da cantante e dj, e per il cantante ho realizzato un costume di scena. Questa è stata la miccia.

 

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Ho scelto di chiedere il supporto alla mia cara amica Gaia Segattini , che fa da supporto sul prodotto ad artigiani. Lei ha acceso questa miccia e mi riaperto gli occhi.

Ora la mia non è una reale evoluzione ma quasi un ritorno alle origini; di fatto avendo un negozio fisico devi cercare di fare un prodotto che vada incontro alle esigenze del pubblico che passa nel tuo negozio. Puoi istruire la clientela e dare dei suggerimenti di stile, ma se una persona nasce farfalla non diventerà mai un camaleonte. Per cui mi sono ritrovato a dover per forza ingabbiare la mia creatività e limitarla.

Il nuovo progetto non si lega ad uno spazio fisico per cui, sappiamo bene, che online troviamo di tutto ed online riusciamo ad entrare in connessione con persone che magari stanno dall’altra parte del mondo, dove certi stili, visti come “estremi” per noi in Italia, sono quasi la normalità.

Quindi Riot Clothing Space si evolve da prodotto esclusivamente femminile, che guarda alle tendenze di stagione e che è indossabile tutti i giorni ad essere unisex, senza una stagionalità e nato per essere indossato per andare in discoteca!

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D: Come nasce la tua passione per il cucito e questo modo particolare di interpretarla?

Come quasi tutta la mia generazione, in casa c’era nonna che cuciva e riparava; avendo io una personalità molto forte da sempre, anche un po’ per combattere la mia timidezza, ho sempre pensato a volere dei vestiti che avessi solo io. Una, due, tre volte, è arrivata la voglia anche di imparare a farmelo.

Nonna, come me, era gelosa della sua macchina da cucire, per cui ogni volta era un litigio ma meno male che c’è stata lei.

Ho sempre avuto una predisposizione verso il recupero dei materiali e dell’usare materie insolite per fare cose “normali”; ovviamente nel momento in cui fai una maglia utilizzando delle vecchie cartoline la normalità va a sparire ahahah.

 

 D: Ho visto che su instagram (https://bit.ly/2PFGA68 ) parli di “Club Couture”, cosa intendi?

Uso questa definizione per indicare il connubio fra quella che è la destinazione dei miei capi, quindi il “Club” come luogo di feste, mentre la “Couture” per evidenziare la massima espressione del fatto a mano.

Riprendendo dalla Haute Couture dove gli abiti sono iper decorati a mano, con mille passaggi di lavorazione; io non lavoro a questi livelli ma sui miei capi ci sono cuciture a mano, ricami, patchwork figurativo, maglia (ovviamente) e sto studiando anche delle cose a uncinetto.

 

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D: Ma se qualcuno volesse qualche prodotto del tuo passato, sei ancora disposto a produrlo?

Assolutamente si, basta mandarmi un messaggio sulla pagina Facebook (https://bit.ly/2A82yEp ) e sarò ben lieto di soddisfare le richieste. Anche adesso sto lavorando a dei prodotti su commissione per una cliente storica.

 

D: Sei molto presente sia sui social con blog e newsletter dove di solito dai consigli a chi vuole avviare un’attività, sia nel sociale con l’associazione Magliuomini di cui come già accennato sei il caporedattore e con la quale partecipi alle svariate iniziative sia benefiche che di altro genere. Ci saranno cambiamenti anche in questo senso?

Il mio blog Social Media Tailor e newsletter sono un attimo in pausa per una questione organizzativa. Il primo proprio perché vorrei riuscire a strutturarlo meglio, la NL in quanto non sarà più connessa direttamente al sito ed anche le persone iscritte sono quelle legate alla vecchia veste di Riot Clothing Sspace per tanto devo capire come farla andare avanti.

Per Magliuomini le cose non cambiano, continuo ad essere il capo redattore! Eventi e varie eventuali un po’ come per tutti dipende dagli impegni, perché siamo tutti volontari e non sempre ci è possibile fare tutto :D

 

Benissimo siamo arrivati alla fine, si purtroppo lo so, di questa intervista; abbiamo conosciuto un po’ meglio Simone e potremmo continuare a farlo seguendolo in questa sua nuova avventura. Io intanto torno in redazione a scrivere l'articolo (altrimenti il caporedattore chi lo sente) e vi lascio con un suo motto.

“Non dimenticare di credere negli UFO e vestire qualcosa che hai solo tu.”

Ciao a tutti, alla prossima.

Magliuomini - sede legale: Via Giulio Braga, 15 - 59021 - Vaiano - Prato - cod.fisc. : 92099420488