Ufficio lavori di Mordor: La Compagnia del Flagello

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Giornata di Mordor

Isoglossa: Linea che su una carta geografica segna i confini di un’area linguisticamente uniforme rispetto a uno o più fenomeni dati (per es. la linea che separa i tipi quando e quanno fra Toscana da una parte, Umbria e Lazio dall’altra) – Definizione secondo il dizionario Devoto – Oli

La mia vita è cambiata da quando la mia amica Francesca, che ha alle spalle copiosi studi umanistici, ha portato il concetto di isoglossa alla mia attenzione. Per un certo periodo di tempo, in gioventù, confesso di essermi occupata di isoipse, ma ignoravo nella maniera più assoluta che ce ne fosse un tipo speciale dedicato al linguaggio.

Scendendo nei particolari, non ho più potuto dimenticare l’esempio di isoglossa che lei ha portato: la parola “scoazza”, diffusa nel bellunese, che significa “immondizia”. Ha un forte potere evocativo, ad ascoltarla provenendo da un dialetto diverso fa anche un po’ ridere. Ma il punto è che il knitter (e scommetto anche il crocheter) ha una spiacevole familiarità con la parola “scoazza”, e i suoi sinonimi “spazzatura”, “rumenta”, “rusco”, “monnezza”, e tutto questo perché, diciamolo una volta per tutte, può capitare che ne produca qualcuna nella sua attività. Ammettiamolo, facciamo un po’ di terapia di gruppo!

 

Ho già scritto dei lanci dell’orco da effettuare quando un progettino, che prometteva belle soddisfazioni, si trasforma in una tale schifezza che, solo a guardarla, fa salire la pressione e scendere parti molto importanti della nostra anatomia. Io, per esempio, quando lavoro per me, sperimento, e non sempre le cose che immagino si realizzano come vorrei. Va bene, va bene, lo dico: ho fatto un basco che, non so come, terminava con un peduncolo proprio in cima. Che dire, a parte va a dà via il Saruman?

 

La psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross indicava già nei lontani anni 60 alcune fasi per l’elaborazione degli eventi luttuosi; che dici, rielaboriamo insieme in chiave Mordor?

  1.  Shock. Qualcosa che può comprendere solo un Frodo aracnofobico che vede Shelob per la prima volta, su a Cirith Ungol.
  2. Negazione. Vediamo se ti riconosci: “Forse lavandolo …”, “Adesso lo blocco, forse 4567 spilli e un chilo di amido …”, “È solo un parto della mia mente malata.”, “Ma il pattern diceva così … ”.
  3. Rabbia. Qui suggerisco un consistente lancio di orchi, piuttosto che l’invasione dei reami vicini, tipo Gondor, che sappiamo già come va a finire.
  4. La negoziazione , la ricerca di spiegazioni e soluzioni. “Deve essere stato quel giro di aumenti in ritardo.”, “Chiamo Gandalf e vedo se lo può mettere a posto lui, che facciamo prima”.
  5. La depressione. Tipo i fantasmi del monte Invasato prima che arrivasse Aragorn a dar loro una svegliata. Lì al chiuso e al buio per migliaia di anni a giocare a tresette col morto e a rimuginare sulla loro dabbenaggine. Roba che manco un’inondazione di Zoloft avrebbe potuto risolvere, chissà che barba.
  6. L’accettazione. La suprema arte del farsene una ragione: l’ha dovuta apprendere pure l’Oscuro Signore: la smaterializzazione, si sa, tutto sommato è una gran bella seccatura.
  7. La speranza. Perché la speranza è l’ultima a morire, chi visse sperando morì non si può dire … il cuore no, no, non te lo do, l’anello no, no, scordateloooo! Scusami, una passeggera possessione anni ’90 da Litfiba. (https://youtu.be/l51-ebCdCJo) A quale speranza aggrapparsi? Ma alla speranza per il prossimo progettino, ovvio!

 

E se proprio proprio tutto questo non funziona, la nostra Agenzia di Viaggi di Mordor organizza pellegrinaggi al monte Fato per eliminare le schifezze.Viaggiamo in allegramente tutti insieme, sgranando rosari di orchi e fustigandoci coi ferri circolari da 80 cm. Unisciti alla compagnia! Quale compagnia? Ma la Compagnia del flagello, no?

Biglietto Monte fato

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