GIRA LA MODA: DI ROSSO VESTITI

gira la moda

Alle Gallerie dell’Accademia di Firenze, stordita da tanta bellezza, rimango colpita da un particolare tono di rosso del Paliotto in lino ricamato di Jacopo Cambi*, quello dei raffinati panneggi di alcune figure di Santi.

01 jacopo cambi

Eh il rosso. Che meraviglioso colore…mi sono persa in nuvole di fantasie e riflessioni. E mentre penso al perché il rosso abbia il potere di focalizzare la nostra attenzione, immagino re alteri in velluto di quel colore e giullari di fuoco vestiti che scompaiono giocosi nel buio del castello!

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E’ il colore per eccellenza, che sprigiona vitalità, energia, allegrezza, inquietudine. A ben pensare, è forse l’unico che esprime una vibrazione ambivalente ed indipendente dalle simbologie culturali.

Già, perché i colori non sono solo un fatto fisico di percezione o di risonanza psichica, ma sono carichi di significati simbolici stratificati e modificati nei secoli. Noi contemporanei non siamo affatto consapevoli che il nostro mondo a colori ha una gamma di tonalità completamente diversa a quella antecedente all’avvento dei pigmenti chimici, cioè antecedente al 1853, l’anno della sintetizzazione della Malveina o Violetto di Perkin in onore del giovane chimico inglese W. H. Perkin che ne sintetizzò la formula chimica. E quella prima e lusinghiera scoperta cambiò per sempre i nostri sensi cromatici.

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Fino ad allora i materiali tintori tessili, in Occidente, erano pressochè tutti estratti da elementi vegetali o animali. I romani amavano i colori caldi e le varie tonalità di rossi che, diversamente dai squillanti toni chimici, avevano nuances che andavano dal profondo rosso mattone ottenuta dalle radici di robbia (Rubia Tinctoria L.); al rosso cremisi (tonalità ciliegia), ricavato dal Kermes (Coccus ilicis) parassita di alcune varietà di querce mediorientali (Quercus coccifera); al Rosso drago, ottenuto, secondo alcune fonti, dalla sostanza resinosa dell’albero del Drago appunto (Dracaena cinnabari) originaria dell’Isola di Socotra (Mar Arabico); al mitico rosso porpora, il cui tono violaceo era il colore regale per eccellenza: preziosissimo e raro era riservato ai senatori e all’Imperatore, era ricavato da varie specie di molluschi gasteropodi (Murex brandaris) nel bacino del Mediterraneo. La loro pesca era talmente pregiata da sospingere i Fenici, che ne detenevano il monopolio, ben al di là delle Colonne d’Ercole, arrivando fino alle Canarie. Il più importante centro di smistamento della porpora fu proprio l’odierno Libano, con la città di Tiro, che ne produceva quella di migliore qualità detta proprio Porpora di Tiro, e con quella di Sidone. Dopo il loro declino il centro della porpora divenne la città di Cartagine (nell’odierna Tunisia).

04 robbia 05 kermes
06 albero del drago 07 murice del porpora

Durante l’epoca greco-romana, i luoghi d’eccellenza in Italia per la lavorazione della porpora furono, oltre alle città del sud nella Magna Grecia, anche Aquino (Frosinone) e Ancona. Scrive il latino Silio Italico, nel suo poema Punica (sulla seconda guerra punica) “...tra questi stava Ancona, non seconda a Sidone, né alla porpora libica nel tingere la lana”.

I Romani non amavano i colori freddi e furono molto impressionati dall’uso del blu di guado da parte dei popoli conquistati del nord Europa che, in battaglia, usavano stendersi sul corpo quel colore allo scopo sia di impressionare i nemici sia per le proprietà antisettiche.

L’incontro di queste diverse preferenze e percezioni sensoriali, sono emblematiche di come i colori assumano un significato culturale: nei secoli successivi, nel miscelarsi di valori greco-romani, cristiani e barbarici, il colore d’eccellenza in Europa diventerà proprio l’azzurro da guado (detto anche color manto della Madonna), in quanto, essendo il Medioevo intriso di intensa religiosità, esso è il colore del cielo, che, fin dai tempi più remoti, è sede della spiritualità, del cosmo e del mistero vitale. Diverrà il colore regale per eccellenza ad opera del re francese Luigi IX detto il Santo (per la sua intensa religiosità e per le Crociate), che ne farà uno degli emblemi della corona: gigli dorati su fondo azzurro.

08 guado e indaco

Allo stesso modo, nei secoli successivi cambieranno preferenze e simbologie ed i colori saranno sempre espressione della cultura dominante.
I vari tono di rosso che i mercanti medievali e rinascimentali offrivano, avevano anche nomi esotici come rosso turco, rosso di Smirne o rosso di Adrianopoli ottenibili dalla robbia con mordenzatura grassa a base di sangue bovino o caprino (segreto di lavorazione rimasto nelle mani dei popoli orientali fino averso la metà del XVIII secolo)! O scarlatto veneziano ottenuto dal Kermes e che fece la fortuna di quella città.
Firenze, con le miriadi botteghe artigiane per la lavorazione, nobilitazione e tintura della lana, divenne una delle città più importante d’Europa, determinando la nascita delle potenti famiglie di banchieri che finanziò le dinastie regie di tutto il Continente. La robbia fu uno dei materiali di tintura più usata per i rossi e oggetto di larghe coltivazioni e di attivissimi commerci, non solo per la città fiorentina ma anche per molte altre europee.
Dopo la scoperta dell’America, gli spagnoli inondarono i commerci mondiali con la cocciniglia (Dactylopius coccus cacti), parassita femmina di alcune varietà di cactacee, originaria del Messico, da cui si ottiene un meraviglioso rosso violaceo che soppiantò definitivamente l’uso della porpora. Si introdusse anche il Legno Rosso o Brasile (Caesalpinia crista L. o Caesalpinia brasiliensis L.), la cui polpa legnosa rosso brace diede il nome a quel paese sudamericano, e un tono ciliegia ai tessuti.

09 La cocciniglia

Il colore rosso, come dicevo, è forse l’unico che esprime una vibrazione ambivalente ed indipendente dalle simbologie culturali: è un gatto docile ma selvatico che rivendica la sua libertà. Da sempre è sintomo e non solo simbolo di passione, espressione delle due più potenti: l’amore e la guerra, la vitalità e la morte, l’energia e il pericolo, la gioia e il sangue, Venere e Marte… E qui si aprono enciclopedie di miti, personaggi, leggende, aneddoti. Ed è singolare che la percezione di questo colore, assolutamente attrattivo per tutti, scateni reazioni opposte: per moltissimi è positiva ed allegra, per altri negativa ed inquietante.

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Senza nessuna pretesa accademica e tralasciando tutte le teorie sui colori degli ultimi secoli, sia scientifiche che percettive come quelle di Newton, Goethe, Itten, Kandinsky, Küppers, è sulla straordinarietà di questo colore che vorrei far riflettere, sul piacere di averlo tra le mani fissato nel filato mentre lo lavoriamo all’uncinetto o ai ferri, sulla bellezza delle sue gradazioni mentre lo usiamo per tingere naturalmente, sulla varietà di nuances ottenibili mentre tingiamo a mano coi pigmenti chimici, sulla meravigliosa armonia che si realizza quando ne mettiamo un po' tra colori che erano spenti e insignificanti.

E non sarà forse un caso se oggi l’Italia, così come la storia le ha assegnato ed abbiamo raccontato, ha due colori rosso famosi in tutto il mondo: il rosso Valentino e il rosso Ferrari.
Quello della famosa casa di moda è un bellissimo tono aranciato che è diventato parte integrante del brand ed evoca una tonalità precisa e riconoscibile, simbolo di eleganza e raffinatezza.

11 Valentino Rosso

Quando parliamo di rosso Ferrari in verità si fa riferimento a varie tonalità che la casa automobilistica ha proposto: rosso corsa, rosso scuderia, rosso Mugello, rosso Dino, rosso Fiorano, rosso 70 anni, creato nel 2017 per i 70 anni della maison. Enzo Ferrari amava raccontare: “Se a un bambino chiedi di disegnare una macchina, sicuramente la farà rossa”.

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Proprio così. Il rosso evoca l’energia, la dinamicità, la potenza, la libertà, la vita, proprie dei bambini: niente di più affascinante ed audace. Di rosso vestiti si sfreccia veloce nella brezza con i capelli al vento!

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*Paliotto in lino di Jacopo Cambi “Incoronazione della vergine fra 8 Angeli e 14 Santi”,1336-cm106x440 Realizzato per l’altare maggiore della chiesa di S.Maria Novella (Firenze-Gallerie dell’Accademia)

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