Quando nel gruppo ho visto Novembre far capolino, ho pensato che raramente avevo visto un modello (almeno in Italia), che tanto bene ed efficacemente avesse messo in pratica le nozioni fondamentali di EZ – Elizabeth Zimmermann, l’Ingegnera della maglia. Oltretutto, era l’esempio perfetto di capo unisex: lineare, minimale, essenziale! Non è passato un nanosecondo da quel pensiero che ho chiesto ad Alice Liotto, la sua creatrice, di buttare giù due righe per un articolo e farci l’onore di presentare il modello nel blog.
…ne è uscito un vero e proprio trattato tecnico a tutto tondo che affronta: costruzione angolare, ridistribuzione degli aumenti e proporzioni della testa! Se aggiungo che la pagina FB di Alice si chiama Matemaglia vi ho detto tutto no?
E se alla fine dell’articolo vi sembrerà difficile applicare tutto questo in un solo modello, prima di dirlo, provate a sferruzzarvi un Novembre
Novembre è un mese uggioso… (di Alice Liotto)
Ho imparato a lavorare a maglia da bambina e mia madre è stata la mia severa insegnante.
Credo che lei avesse scarsa considerazione per il legaccio, con cui tutti di solito ci avviciniamo ai ferri, e forse per questo l’ho abbandonato presto per passare ad altri punti più o meno complicati.
Solo un paio di anni fa ho scoperto un legaccio impensabile, di cui non avevo idea, imbattendomi nei lavori di Elizabeth Zimmermann e ho iniziato a capire la proprietà geometrica che lo rende tanto versatile:
sviluppa quadrati regolari lavorando un numero di ferri doppio del numero di maglie.
Questa semplice regola apre le possibilità a progettazioni modulari con molta più facilità di quanto non avvenga con la maglia rasata. Quando l’ho capito sono rimasta affascinata e sono diventata presto legaccio-dipendente.
Così ho cominciato a sviluppare ragionamenti basati sul valore degli angoli, a capire come un aumento o una diminuzione lavorata in una stessa posizione a ferri/giri alterni generi angoli di 45° e ho sperimentato moduli fondati sulla combinazione di questi.
L’angolo retto (90°) si compone con due angoli di 45° e cosi via con i successivi multipli fino ad avere un angolo giro di 360°. In questa ricerca di geometria della maglia mi ha aiutato non poco una discreta conoscenza dell’origami, in particolare quello modulare che prediligo e a cui mi dedico piegando prevalentemente scatole.
E anche qui fogli quadrati e gli stessi angoli moltiplicati, o divisi secondo ripetute bisettrici.
Dopo qualche modello ottenuto con divagazioni più o meno casuali mi sono posta l’obbiettivo di costruire un berretto che restasse ben calato sulla testa, senza scivolare via, coprendo bene le orecchie.
“Deve essere pratico.”, mi sono detta. E pratico in una famiglia a prevalenza maschile vuol dire unisex, interscambiabile tra tutti perché in casa, d’inverno, i berretti stanno in una scatola nell’ingresso e quando ne serve uno lo si pesca a caso!
Ho immaginato le orecchie coperte da punte costruite ad angolo retto, con diminuzioni… Per evitare l’effetto “cuffia a petali” inaccettabile sulla testa di un uomo, ho usato la tecnica del cerchio, inserendo gli aumenti in posizioni variabili nei diversi ferri.
L’altro aspetto che ho dovuto definire è stato quello della distanza tra le orecchie.
Spesso i berretti di questo tipo hanno i paraorecchie posizionati in due punti diametralmente opposti; me lo ricordavo bene perché era un difetto che avevo spesso riscontrato in alcuni capi per bebè. Salta all’occhio subito a tutti che le orecchie distano di più tra loro passando per la fronte piuttosto che per la nuca!
E così, metro alla mano, misurando ogni malcapitato familiare più o meno recalcitrante, ho stabilito che:
rispetto alla circonferenza totale della testa, le orecchie distano 2/5 del totale dalla parte della nuca e 3/5 dalla parte della fronte.
Avendo presente questa suddivisione, non restava che avviare un multiplo di 5 maglie!
Il resto è venuto quasi da sé. Qualche riflessione ancora per la sagomatura della cupola e la chiusura ma qui mi è stato di aiuto l’abbigliamento sportivo tanto diffuso in Trentino.
I berretti prediletti dalle aziende specializzate in questo settore e dai loro clienti sono poco ingombranti, spesso piatti quando tolti dal capo, facili da piegare e riporre, devono entrare in una delle trenta tasche della preziosa giacca a vento o nello spazio quasi assente dello zaino zeppo.
Ho pensato ai modelli prodotti dai più diffusi marchi di articoli per la montagna per decidere che il berretto migliore sarebbe dovuto essere piatto, minimale e ripiegabile con facilità, quindi una bella chiusura lineare eseguita a 3 ferri ha fatto al caso mio
più di una cupola arricciata o a spicchi.
E così ho ottenuto Novembre. Una knitter che ne ha prodotti diversi ha commentato: “Dà dipendenza, il tuo Novembre”. Inutile dire che è stato il più bel complimento che ho ricevuto, assieme a quest’invito a raccontarvelo.
Il modello Novembre di Alice è scaricabile su Ravelry, cliccando QUI.
Potete seguire Alice sulla sua pagina FB Matemaglia cliccando QUI.