Matemaglia: Non voglio cucire!

matemaglia

Ormai lo sapete tutti: a me cucire non piace, ma ho imparato che le cuciture sono spesso necessarie per strutturare i capi, in particolare quelli per uomini e per le taglie grandi.

Ho appena cominciato un maglione, per mio figlio, taglia 46-48, ho disegnato il modello, sarà ampio, quasi oversize, top-down (si, top down da uomo, cosa che faccio raramente) con manica a giro.
Il solito problema: quali saranno i suoi elementi strutturali che impediranno che si deformi con l’uso?

Partirò lavorando le spalle del dietro, secondo una delle costruzioni classiche del top down (cfr. Barbara Walker, Knitting from the top), arriverò al livello ascella aumentando le maglie di un numero adeguato per il settore giro, lascerò in sospeso il dorso, ripartirò dalle spalle appena fatte e lavorerò lo sprone anteriore direttamente dal pezzo posteriore appena fatto; seguiranno gli aumenti per il settore braccio della parte anteriore e poi unirò davanti e dietro e continuerò a lavorare il corpo fino alla lunghezza desiderata o, più probabilmente, finché mi basterà il filato. Per capirsi per il busto sarà la stessa costruzione di Grand Passiflore di Hel et Zel

1. Grand Passiflore

Grand Passiflore di Hel et Zel. Il pullover è lavorato dall’alto verso il basso, partendo dalla linea delle spalle e del collo dietro. Il davanti si lavora raccogliendo le maglie dal bordo delle spalle del dietro.

Cosa darà struttura a questo maglione? Tre elementi, direi.

Come primo elemento, l’avvio delle spalle perché per questo aspetto piuttosto che Barbara Walker seguirò ciò che dice Ann Budd. La prima infatti suggerisce un avvio invisibile ed elastico che, come lei stessa scrive, piuttosto che invisibile è inesistente. E’, per capirsi, quello che si utilizza per iniziare a lavorare i calzini partendo dalla punta: eccolo qui anche se ci sono molte varianti e ciascuno può scegliere la propria.

Ann Budd, invece, dice di partire avviando normalmente le maglie del dietro e suggerisce di utilizzare il knitted cast on (Ann Budd, Top-down sweaters, Interweave knitting, 2012, libro meraviglioso a mio avviso).

E poi?

Poi, dopo aver lavorato lo sprone del dietro, si raccoglieranno per il davanti le maglie dal bordo di inizio per andare a lavorare in senso inverso, verso il davanti. Il risultato? Perfetto! L’avvio è assolutamente invisibile ma esiste e dà struttura, proprio come (e meglio) di una cucitura.

E’ il metodo proposto anche da Purl Soho in Classic Knit Jacket.

2 Classic knit jacket

Classic Knit Jacket di Purl Soho, stesso tipo di costruzione e lavorazione.

E’ un modello didatticamente molto efficace che consiglio a tutti di fare almeno una volta perché apre le porte ad una grandissima quantità di saperi e tecniche ed è spiegato benissimo, praticamente un tutorial dall’inizio alla fine. E non protestate, Magliuomini, è un capo assolutamente unisex per costruzione e vestibilità, potete farvelo, anzi a voler ben guardare potrebbe piuttosto creare dei problemi ad una donna con volumi pronunciati. Basterà scegliere un filato maschile, per esempio un tweed o un melange e introdurre qualche variante personale, per esempio tre alamari per la chiusura.

In realtà sperimentando ho trovato che non è affatto necessario il knitted cast on, nella mia versione ho utilizzato il long tail cast on e se quest’ultimo è il vostro avvio abituale non c’è problema, usatelo senza farvi nessuno scrupolo, magari stringendo per benino.

Il secondo elemento: le false cuciture

Ma torniamo al mio lavoro: lavorato in un unico pezzo, il prossimo maglione di mio figlio non avrà cuciture sui fianchi: queste se posso le evito proprio, diciamo pure che non le faccio quasi mai. Però, però….

Però un maglione in cui il corpo viene lavorato circolarmente, in pezzo unico, a volte nel tempo tende a deformarsi girando un po’ su se stesso come le magliette di cotone vecchie….Avete presente? Non succede sempre, molto dipende dai filati, a me succede spesso (o forse sempre?) con i filati di cotone, nel caso della lana dipende dal tipo di filatura, torsione, numero di capi eccetera ma non so dirvi meglio, devo studiarmela ancora un po’.

Per ovviare a ciò alcuni designer propongono delle soluzioni. Ankestrick, designer di Berlino, di gusto minimalista ma con proposte tutt’altro che minimaliste nella loro esecuzione propone spesso di lavorare a rovescio la maglia del fianco nel capo a maglia rasata diritta. Che dire? Non lo faccio, anche se adoro quella che in cuor mio chiamo la fantastica Anke

Non mi convince questa singola maglia lavorata a rovescio che percorre il fianco anche se, indubbiamente interrompe e previene l’effetto spirale che potrebbe crearsi nel tempo. Se proprio devo la lavoro una volta a rovescio e nel ferro successivo ritorta. In questo modo, torcendo la maglia ogni altro ferro diventa più stretta e compatta…se proprio devo. Nei capi femminili, ben sagomati in vita e torace, non occorre di solito seguire particolari stratagemmi perché la regolare successione di aumenti e diminuzioni interrompe “l’effetto spirale” ma il mio sarà un capo maschile, ampio e diritto.

Elizabeth Zimmermann utilizza la phoney seam, ovvero la falsa cucitura. In pratica fa cadere, disfa, la maglia centrale del fianco per poi lavorarla in modo particolare con l’uncinetto (cfr. e Zimmermann, Knitting workshop). Indubbiamente funziona ma personalmente mi prende un coccolone all’idea di disfare l’intera lavorazione della singola maglia del fianco per rifarla quando il corpo è finito e quindi….evito.

E allora? Allora ho provato a lavorare ritorte a ferri alterni le due maglie del fianco: non occorre farlo sempre, basta a ferri alterni, è importante invece che siano ritorte in modo speculare ovvero guardandole quella di sinistra ritorta verso sinistra e quella di destra verso destra.

Eccolo qui:

3. Fianco con maglie ritorte

Particolare del fianco con maglie lavorate a diritto ritorto. (foto Alice Liotto)

Userò lo stesso trucco anche per le maglie del sottobraccio sulla manica, sempre per evitare che la manica giri a spirale…non si sa mai.

Non so da dove mi sia venuto questo trucco, non credo di essermelo inventato, è una specie di memoria che mi porto dentro, penso di averlo imparato da mia mamma quand’ero ragazza. Nel frattempo mia mamma l’aveva dimenticato e gliel’ho reinsegnato qualche anno fa…tradizione orale, la chiamano, irrinunciabile nella maglia.

E il terzo elemento?

Il terzo elemento sarà dato dalle cuciture per unire le maniche al busto, e saranno le uniche che farò. Si potrebbero, volendo, evitare: potrei raccogliere le maglie tutto attorno al giro manica, lavorare top-down la cuffia con ferri accorciati per poi scendere circolarmente verso il polso. Si potrei….ma sto usando un filato ad un solo capo, con una metratura elevata rispetto allo spessore, leggero, ma molto poco ritorto che si apre e sfalda con facilità. So per esperienza che in queste lavorazione le maglie raccolte attorno al giro manica, sottoposte ad una considerevole trazione, tendono ad allungarsi e il filato a sfibrarsi. Meglio evitare questo rischio. Complessivamente il pullover avrà una linea giovane e casual, sarà poco strutturato ma un po’ di forma deve averla, lavorerò le maniche bottom-up e le cucirò al busto. Le foto fra un mesetto. Speriamo bene!

Bibliografia
Ann Budd, The knitter’s handy book of Top-Down Sweaters, Interweave Press 2012
Barbara Walker, Knitting from the top, Schoolhouse Press 1996
Elizabeth Zimmermann, Knitting Workshop, Schoolhouse Press 1981

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