Chi ben comincia: Eh… ma è in Inglese!

chi ben comincia

Di recente mio marito è stato all’estero per lavoro e, come capita di solito in queste occasioni, finiamo sempre a parlare di quanto sia importante conoscere l’inglese, ma anche il francese, lo spagnolo… e quanto vorremmo sapere il russo, vero?!


Perché è così, forse un pochino siamo migliorati noi Italiani negli ultimi anni ma siamo pigri, pigri, maledettamente pigri nell’apprendimento delle lingue straniere.

Non ce ne può fregare di meno. Tanto se andiamo all’estero “au mach” e abbiamo risolto anche se siamo in Giappone (a proposito del Giappone, se ci vai davvero non dimenticare di passare dai negozi che ci ha consigliato Dario Tubiana QUI).

Poi ti capita che diventi grande e ti parte l’embolo dello sferruzzo, ed ecco il patatrac. Ma perché non l’hai studiato quando era il momento? Almeno adesso sapresti tradurre da te… Dico bene? Mmm forse sì, forse no.

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La mia esperienza mi dice che conoscere la grammatica di una lingua non è l’unica cosa che serve per poter lavorare ai ferri o a uncinetto quel tale schema o quell’altro. Perché come sai benissimo, l’uncinetto e la maglia, ma anche la tessitura, il ricamo, ogni tecnica ha un suo vocabolario preciso, un suo codice espressivo preciso. Non è fatto solo di parole o di simboli, non è fatto solo di movimenti della mano e di interpretazioni, è un vero e proprio codice attraverso cui ti arriva un messaggio o attraverso il quale tu vuoi esprimere il tuo messaggio. Cavalcando un vecchio tormentone della TV: “le parole sono importanti”.

Allora impariamo ad usarle e a leggerle, impariamo a rispettarle, perché insieme ai testi ed alle immagini c’è il lavoro di qualcuno, anzi più di qualcuno.

I social spopolano di persone volenterosissime ma che non riescono proprio a ficcarselo in testa questo concetto del Copyright. Vale per le traduzioni, vale per gli schemi, vale per le foto, vale sempre su tutto ciò che esce dalla nostra testa e diventa espressione di noi.

Io non sono una esperta di copyright ma mi informo, ci ho sbattuto la testa in prima persona e questo articolo vuole essere un primo invito a riflettere insieme sull’argomento: parliamone!

Quando ho raccontato agli amici in redazione che volevo scrivere qualcosa su questo argomento ho subito ricevuto riscontri positivi, perché è un argomento che interessa tutti noi, da chi progetta a chi sferruzza, a chi vende, a chi traduce.

Ah sì, le traduzioni.

Un aiuto utilissimo me lo ha dato in questo senso la nostra cara Elena Artec (cura la rubrica 5 pattern crochet, clicca QUI e trovi uno dei suoi articoli).

Sul sito www.dirittodautore.it trovi testualmente: “Il riconoscimento ufficiale dell’esistenza del diritto d’autore come diritto dell’uomo è fatto nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nell’art. 27, paragrafo 2: “

Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore”.

Significa che qualunque cosa tu voglia fare col lavoro di qualcun altro lo puoi fare solo se hai il suo permesso, anche se è gratuito.

parliamo di copyright

Se acquisti delle istruzioni in lingua straniera e vuoi fartele tradurre è ok, ma la traduzione sarà a tua esclusiva disposizione, non puoi rivendertela, o farne i volantini per il mercatino rionale del giovedì. In futuro, se vuoi, approfondiamo come si deve invece comportare il tuo traduttore nei confronti del designer (lasciami un messaggio sotto questo articolo!).

Se vedi un videotutorial su youtube di un centrino a uncinetto lo puoi fare per te stesso o se vuoi puoi regalarlo, ma non puoi riprendere quel video, trasformarlo in 320985739847 passaggi scritti sul tuo quadernone a quadretti, per farne poi una foto da spammare con il tuo profilo falso su facebook. Non funziona così.

Se hai un negozio e vuoi far fare lo scialle effetto wow alle tue clienti ma bene! Fallo! Però chiedi a quel poveraccio che l’ha messo in rete, il permesso di organizzare un gruppo di lavoro su quello, ti dirà come farlo bene, non ti dirà di no, perché sarebbe stupido. Ti dirà si, grazie, ma le condizioni sono queste.

Non ti piacciono i paletti? Fatti uno schema tuo e organizzati un gruppo di lavoro sul tuo scialle doppio wow. Col tuo lavoro puoi fare quel che vuoi.

L’argomento è lungo e complesso, e questo è solo un primo approccio, magari poco tecnico e poco professionale, ma molto sentito (perché anche io sono una che è drogata di gomitoli come te).

Dobbiamo ficcarci nella testa che ci sono delle regole. Non è indispensabile capirle, se le capiamo meglio, ma se non le capiamo o non le vogliamo condividere, almeno rispettiamole, ci sono, esistono, vanno rispettate.

Proviamo a stilare il decalogo del bravo drogato di gomitolì?

Inizio io:

  1. Non si prende la foto di un lavoro fatto da A, per mandarlo a B e chiedere: “guardando la foto mi spieghi come si fa? Se sei bravo lo sai fare”.

A te la penna, aggiungi.

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