La domanda girava nel gruppone Facebook tempo fa, e in effetti il tema è uno di quelli caldi per chi vuole combinare qualcosa di originale con la maglia in generale e con il jacquard in particolare. Come faccio a trasportare un disegno che mi piace in maglia? Le applicazioni che trasformano i pixel in punti hanno un difetto di base: non tengono conto del fatto che le maglie non hanno le stesse proporzioni dei quadratini, sono più basse e larghe, dunque usandole avremo motivi più bassi e larghi dell’originale. Il che non sempre è un problema, tuttavia si corre il rischio di andare incontro a cocenti delusioni.

 

 Vediamo come risolvere l’annoso dilemma con dei mezzi semplici, di cui noi tutti possiamo essere in possesso. Rullo di tamburi, squilli di trombe … Metodo uno: totalmente analogico! Ho verificato di persona la sua validità realizzando uno schema per un motivo molto particolare, in cui mi sono imbattuta durante una visita istruttiva al Museo Villa Mirabello di Varese: i pesci preistorici disegnati dai nostri antenati. Uno dei laboratori proposti nella struttura consiste nello sperimentare temi e metodi di pittura e incisione utilizzati durante la preistoria. Mentre copiavo fauna, guerrieri e scudi su un sasso e su un blocco di argilla, la mia immaginazione balzana da quattro decretava che questi motivi erano perfetti per lo stranded. Sono schematici per natura, originali e affascinanti.

 

 

 

 

 Cable 4. Con la mia mano un quadrato di 10x10 cm vale 17 maglie x 23 ferri. L’obiettivo è conoscere altezza e larghezza del singolo punto in centimetri. Altezza= cm campione/numero di ferri Larghezza= cm campione/numero di maglie. Va tutto bene, è semplice e si fa prima a farlo che a dirlo. Io ho ottenuto questi valori: larghezza 0,58 cm e altezza 0,43 cm. Ho poi costruito a penna su un normale foglio di carta A4 una griglia in cui le righe erano distanziate di 4 mm e le colonne 6 mm. Ho approssimato, ebbene sì, ma non stavo facendo un taglio a un diamante, eh! Si può usufruire anche di un foglio di carta millimetrata sottile, senza la seccatura di dover misurare le distanze decine di volte. La fase successiva per me è stata quella di disegnare il mio motivo con un pennarello a punta grossa su un foglio normale, ma si può anche procedere stampando il motivo desiderato.

 

                                                               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si arriva sempre, però, al momento della resa di conti! Dai, scherzo. A questo punto c’è da utilizzare uno dei magheggi a cui i miei coetanei, nati negli anni ’70, ricorrevano per sopravvivere alle lezioni di disegno ornato: il trucco del ricalco alla finestra. Si attacca il foglio del motivo a una finestra e sopra si fissa il foglio della griglia. Infine si procede a scurire i quadratini della griglia che compongono il disegno tanto agognato: questa operazione necessita di un po’ di accortezza, non è così automatica come si potrebbe pensare.

 

 

 

 

Ecco le mie sante manine che si accingono a scurire le maglie, mentre si insinua la nostalgia delle scuole medie … Nel pesciolino più piccolo ho evitato di riprodurre anche le linee verticali interne, mi sembrava di appesantirlo troppo.

 

 

 

 

 

Ed ecco i miei schemi di pesci preistorici, pronti per essere riprodotti su maglia, come da risultato in cima, o in uno schema su foglio di calcolo, più facile da gestire per la digitalizzazione

 

.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il metodo può essere impiegato con qualsiasi motivo, i più grandi direi con un bel po’ di pazienza in più e un qualche tipo di generatore casuale di parolacce a disposizione.

 

Passiamo ora al Metodo 2: semidigitale con l’aiutino. Con il programma di scrittura o di calcolo da te utilizzato abitualmente crea una tabella con una ventina di colonne e una quindicina di righe, nel menù della formattazione di righe e colonne inserisci i valori del punto: altezza per le righe e larghezza per colonne. La tabella riprodurrà accuratamente il campione anche nelle dimensioni di stampa: c’è solo da disegnare in autonomia il motivo jacquard, riempiendo le celle con l’apposito strumento universalmente rappresentato dal simbolo del secchiello di vernice. Io, intrippata dalla preistoria, ho cominciato copiando i motivi a dente di lupo del vasellame della Civiltà di Golasecca. Ebbene sì, vivo in zona, come ho già avuto occasione di raccontare, e noi si viene su a pane e massi coppellati. Poi, avendo constatato quanto è facile con una figurazione già schematica di suo, sono andata avanti con il cacciatore.

 

Bene, a questo punto io ho dovuto trasformare la mia tabella in uno schema più fruibile per l’articolo, grazie a un programma per produrre presentazioni ho convertito lo schema in un jpeg. Naturalmente ho scritto questi metodi “ugly dog version” (alla brutto cane) per i molti comuni mortali che non masticano grafica e non hanno nessuna intenzione di cimentarsi con i vari programmi appositi, diffusi esclusivamente tra professionisti e per lo più cari come il fuoco. Perché altrimenti ben mi ricordo, anche se sono passati almeno una ventina di anni, che con alcuni di questi ultimi è possibile sovrapporre una griglia di qualsiasi tipo su un’immagine, e disegnarci pure, risolvendo il problema alla radice. Amici grafici, mi confermate? Qualcun altro ha messo a punto altri metodi di ricavare un motivo Jacquard? Parliamone nei commenti! Vi lascio con la tabella in jpeg e il risultato.

 

 

A proposito. Lo schema può essere usato più o meno con tutti i ferri e i filati, le variazioni in proporzioni saranno minime. A dimostrazione di questo confesso di aver usato un filo differente rispetto al campione, il filato nella foto è un cotone comprato ai tempi del rumore in bianco e azzurro, lavorato con i ferri da 2,5 mm.