Globetrotter: Tre posti a Tokyo per trovare lana

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Tre posti a Tokyo per trovare lana

Ciao bamboli!
Stavo morendo di caldo, no? Allora ho acceso l’aria condizionata in camera, ma poi mi sono reso conto di essere troppo pigro per alzarmi, prendere il computer e andarci realmente e ho pensato di venire a patti con questa mia fastidiosa accidia aspettando che l’aria condizionata dalla camera arrivi in salotto (cosa che non succederà certo prima dell’inverno!). Per ingannare il tempo ho pensato di iniziare a raccontarvi dell’ultimo viaggio che ho fatto e dei posti lanosi che ho visitato di cui, però, non sono sicuro di avere una foto… quindi ora mi fermo, controllo, e se è il caso continuo a raccontarvi.

Bamboli belli, ne ho trovate alcune! Yay. La vera verità è che questo post l’ho iniziato tipo 36 volte e l’ho lasciato in sospeso almeno 37 volte. Pare in effetti che la mia fastidiosa accidia sia un problema, ma me l’ha detto anche il mio analista quando gli ho confessato di avere ansia alla sera per la preparazione del caffè del mattino, quindi… sto divagando. Ma se avete seguito i miei tutorial sapete che ho tante doti: ho delle cose molto lunghe, come le ciglia, ho altre cose molto grosse come i polpacci, ma il Signore non mi ha dato il dono della sintesi quindi leggetemi anche se divago che, secondo me, una risata ve la fate.

Volevo raccontarvi del Giappone! Di Tokyo! Perché l’ultima volta che vi sono andato, mi sono messo a scorrazzare per amenità lanose e quindi perché non condividere vosco quest’esperienza? Come prima cosa, voglio condividere con voi un aneddoto pruriginoso. In questi giorni nipponici ho avuto l’occasione di scambiare due parole su Instagram con Josh Bennett. Sissignori, è accaduto. Trovandosi anch’egli a Tokyo, ho pensato di scrivergli due righe e metterlo davanti al fatto che il destino ci aveva portati tanto vicini da poterci incontrare. Gli ho dunque proposto di incontrarci per coronare la reginetta del ballo, ma lui, greve, mi ha pisciato cordialmente dicendomi di non avere tempo (mentre postava delle deliziose foto di pesi morti e crudi con panorami da far arricciare il pelo del petto). Quindi, sostanzialmente, mi ha pisciato per del pesce crudo. Avevo detto che era una cosa pruriginosa, vero? Punti di vista. Ad ogni modo, se non credete che ci abbia parlato davvero, ho le prove! Ho lo …shot della nostra conversazione. Non siate volgari, intendevo lo screenshot, zozzeh! Che avevate capito?

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Bene, oltre a questa cosa (ogni tanto parlo talmente a braccio che mi sento Concita De Gregorio) vi volevo raccontare di alcuni posticini di lana in cui sono stato. Ce ne sono una caterva, sono tutti super fighi, e in quasi tutti è vietato fotografare (ragion per cui io, italiano, ho un sacco di foto su Instagram che mo vi passo). Il primo posto assolutamente figherrimo che è neccessario visitare è Okadaya, che si trova a Shinjuku, un bel quartiere vivace di Tokyo. Se alzate la testa ci vedere anche Godzilla (dico sul serio!). Ve ne sono un paio di magazzini Okadaya, a Shinjuku, e occupano un paio di palazzi. Io ho saltato quello che si occupa delle stoffe, perché sono monotematico e gretto, ma sono andato in quello dove ci si possono trovare lane, bottoni, passamaneria, pizzi, piume di struzzo, collane di perle, perline, unghie in silicone etc etc etc. L’indispensabile per un weekend fuori porta, insomma. Nessuno di noi vuole sembrare una strapponah.

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Quando ci andrete, dirigetevi al piano 5b. Appena si apre l’ascensore ci si trova davanti al mondo dei bottoni (che io non so attaccare), ma appena svoltato l’angolo ci sono un sacco di lane fantastiche! Una parete è naturalmente dedicata alla lana Noro (ma va?) e ce n’è una di ogni tipo, di ogni prezzo e di ogni quantità (tranne di quella che volevo io che era finita). Il prezzo più basso si aggira intorno agli 800/900 Yen al gomitolo da 50 gr, che sono tipo 6/7 euro. Di fronte alla parete della lana Noro, poi, si sviluppa tutto il piano in cui ci sono varie sezioni dove si trovano lane inglesi, italiane e lane di varie marche, colori, titoli e torsione ma con prezzi, diciamocelo, non troppo comodi.

In aggiunta a questo, sullo stesso piano vi si trova un’intera parete piane zeppa di libri di maglia, uncinetto, di patten di designer random e libi su come “costruire” dei cani o gatti con varie stoffe riempiendoli di bambagia. La verità è che sono terribilmente inquietanti queste bestie, però ho trovato dei paraorecchie per l’inverno che me li invidierebbe perfino Stephen West. Vi allego la foto!

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La cosa un po’ paradossale, sebbene il posto sia indiscutibilmente pieno di merce di altissima qualità al punto da far impallidire una boutique italiana, è il posto in sé. In effetti, da fuori sembra in tutto e per tutto un grande magazzino per il quale saresti quasi spinto a metterti in società per aumentarne il capitate aziendale. Ma non fatevi ingannare, fidatevi dello zio Dario e se andate a Tokyo, lo consiglio vivamente! È godurioso! Chissenefrega del templi, dei ciliegi in fiore e delle saune! Oops! volevo dire onsen! Lana, ragazzi! Lana! Lana tutto l’anno! Olè!

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Il secondo posto che vi voglio consigliare è un po’ fuori dal centro di Tokyo, ma è gajardo da morire perché quando ci arrivi e scendi dalla metro ti accorgi di essere assolutamente l’unico occidentale nel raggio di 16 km (vi posso consigliare varie applicazioni per il telefono per controllare chi c’è nei paraggi quando state in giro. Magari in privato)! Il posto in questione si chiama Avril e si trova in Kichijoji (non siate timidi: provate a leggerlo tre volte di seguito in velocità!) Questo posto si trova alla fine di una strada molto bella piena di copiosi negozi super caratteristici e battuti solo da gente locale, quindi è una passeggiata che vale la pena fare. Al negozio si accede tramite una scaletta al lato dell’edificio e poi BOOOM! Un’esplosione di colori, di gadget e di strumenti per lavorare a maglia che sembra Natale. Questo negozio, come tanti altri in Giappone, ha una prima sala dove espone vari tipi di filato e una seconda sala con un tavolo e molte sedie dove un paio di volte a settimana si tengono dei corsi. Mi è parso di capire che i corsi di maglia e uncinetto sono molto in auge e che vi sia una sentita partecipazione. Anche solo girando per la città, in effetti, potete vedere moltissime persone che indossano capi lavorati a mano, in lana; dev’essere effettivamente un’attività che piace!

02 Avril

La sala dove sono esposti i filati, poi, era tutta addobbata con rocchetti di filo colorati (forse, in effetti, non era un addobbo, ma era un’esposizione che aveva il suo perché!), nonché maglie e cappelli appesi in giro per il locale per mostrare il risultato finale dei diversi pattern che sono in vendita. Per ogni capo esposto c’era il pattern in negozio e la possibilità di partecipare a dei workshop per lavorarli in compagnia. Ovviamente, rega’, manco occorre dirlo che se questi parlassero una sola parola di inglese la nostra vita sarebbe molto più divertente e potremmo partecipare pure noialtri. Ma vabbè, va così! Tutto sommato, il negozio è piccolino ma davvero molto molto grazioso. È una gita che rifarei e che vi consiglio caldamente! (a proposito: l’aria condizionata non è ancora arrivata in salotto, eh! Sto facendo la schiuma)!

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Il terzo e ultimo negozio che vi consiglio si chiama Keito e si trova in un posto particolare, un posto un po’ scialbo, un posto che… okay! Non lo so! Era scritto in giapponese e non ho capito come si chiamava il quartiere. Ma lo trovate su google digitando il nome del negozio, non abbiate paura di cercare, vojo di’: i rabdomanti trovano l’acqua col bastone, vuoi non trovare Keito con google maps? Questo posto aveva una quantità di gomitoli di Lettlopi che s’è guadagnato subito il primo posto in classifica del mio cuore. È un posto molto carino, che sembra terribilmente disordinato ma poi, piano piano, ci si accorge che si tratta di un disordine davvero tanto ordinato. Una di quelle classiche cose giapponesi che hanno un senso nel nonsenso.

01 keito

La lana che aveva era più o meno la stessa di tutti gli altri negozi, tranne per la Lettlopi che occupava tutta una parete e costava relativamente poco, intorno a 7 euro al gomitolo. La cosa molto bella, almeno per me che amo la lavorazione stranded, erano questi infinti campioni lavorati stranded con motivi classici e appesi a mo’ di ghirlande e festoni lungo tutto il negozio. Le lavorazioni erano bellissime e, come se non bastasse, erano tutti appesi a questi fili con delle mollette di legno. Avete mai visto cosa più carina? Immagino di sì, ma state al gioco. Una cosa davvero d’impatto all’interno del negozio.

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Tutta la vetrina, invece, era piena di torte molto grandi, fatte ad uncinetto ed esposte come fosse una cucina. Al piano superiore - perché ci si poteva far largo tra i tavoli e gli espositori e arrampicarsi fino al piano superiore - c’erano lo spazio riservato ai corsi e una piccola biblioteca con tutti i numeri di settimanali di maglia almeno dagli anni ’70 ad oggi. Penso di averci passato le ore perché io negli anni ’70 non è che fossi piccolo, proprio non c’ero (perché io sono giovane!) e quindi ero un po’ sbaccalito nel vedere queste cose così vintage!!

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Guardate, anche questo posto vale una visitina! Andateci. Non tanto per le torte in vetrina, ma per tutto il resto! Bamboli belli, la gita in Giappone è finita. Ci sono molti alti negozi che ho visto, ma in realtà questi sono quelli che hanno qualcosa di più e che hanno delle lane più interessanti. Li ho trovati accoglienti e per certi versi rilassanti e poi, bamboli!!,vedete di comprare almeno un gomitolo perché i pacchetti che questi ti fanno intorno alla balla di lana non li vedete neppure sulle bomboniere dei matrimoni siciliani!

Io vi saluto, vi aggiorno al prossimo viaggio e mi vado a buttare in camere sotto l’aria condizionata!

Fate a modo, eh! ;)

Ciao!

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